L’iniziativa del Pdl di annunciare le dimissioni in blocco sono “un’umiliazione per l’Italia”. Lo ha detto il premier Enrico Letta, in questi giorni in America dove nelle scorse ore ha tenuto un discorso alla Columbia University. “Le azioni avvenute in Italia mentre io ero qua a portare avanti gli interessi del Paese – ha dichiarato il presidente del Consiglio – le considero un’umiliazione non per me, ma per l’Italia”. Poi, durante il suo intervento, ha aggiunto che è “assolutamente comprensibile il momento di profondo disagio e riflessione interna nel Pdl” sulla possibile decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, ma “da un muoia Sansone con tutti i filistei non ha da guadagnare Berlusconi, il Pdl e tanto meno l’Italia”. “Bisogna separare le questioni”, ha spiegato il capo del governo, annunciando che domani sarà da Napolitano “per valutare la modalità migliore per avere un chiarimento nel governo e in Parlamento”. “Abbiamo tante scadenze, abbiamo bisogno di un governo che affronti i problemi. Io so dove andare e lo dirò in Parlamento”, ha assicurato, dicendosi certo di riuscire “a convincere tutti sulla corretta priorità dei problemi in agenda”. Dal Pdl non giungono però segnali confortanti: è stato il capogruppo al Senato, Renato Schifani, a far sapere che le dimissioni in caso di decadenza di Berlusconi sono state firmate da 87 senatori su 91, e che presto arriveranno anche le ultime.