Econdo quanto scrive Il Sole 24 Ore la settimana prossima “dovrebbe essere quella buona per il via libera da parte della struttura tecnica della Dg Comp” del piano industriale di Mps. A quel punto dovrebbe essere poi la Commissione europea a formalizzare la decisione con un atto che dovrebbe arrivare “per la metà di giugno”. A quel punto il Tesoro potrà emanare due decreti per completare l’iter della ricapitalizzazione precauzionale, che porterà la quota pubblica nella banca toscana a un 60-70% del capitale. La cartolarizzazione dei crediti deteriorati dovrebbe avvenire in autunno, ma a breve dovrebbero essere comunque conclusi gli accordi per l’acquisto dei titoli che potrebbe vedere coinvolta anche Fortress. Resta comunque ancora difficile la trattativa relativa ai tagli da apportare a personale e filiali. Resta da vedere se si potrà giungere in tempi brevi a un accordo tra le parti.
Opo che il Governo Gentiloni aveva varato il decreto salva-risparmio, a seguito del fallito aumento di capitale di Mps, da più parti si era levata la richiesta di istituire una commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche. Renato Brunetta, intervistato da Repubblica, ricorda di averla chiesta addirittura nel dicembre del 2015. Ancora, però, non è stata costituita e secondo il capogruppo di Forza Italia alla Camera la sua attività dovrebbe iniziare da Montepaschi, per poi passare alle quattro banche fallite (Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara) alla fine del 2015 e quindi a Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. L’ex ministro spiega inoltre che la commissione dovrebbe essere presieduta da una figura prestigiosa dell’opposizione, anche perché il Pd è coinvolto nelle polemiche. “Non sarà così, purtroppo. Prendiamone atto”, ha aggiunto.
Secondo quanto scrive Repubblica, dopo che le elezioni in Francia hanno scongiurato l’avanzata del Front National, i falchi europei “tornano a volare sulle banche italiane”. In particolare, attraverso richieste di interventi più severi riguardo Mps, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il breve articolo di Andrea Greco evidenzia come sarebbe in questi momenti necessari che il Governo battesse i pugni, “ma dietro le quinte e le dichiarazioni di rito torna a salire la ‘fifa’ di banchieri e consulenti”. Viene poi ricordato che per la cessione dei crediti deteriorati cartolarizzati è vicino un accordo con il Fondo Atlante. Ciò non basterebbe, spiega il quotidiano romano, e dunque dovrebbe entrare in scena anche Fonspa, “banca che coordina tutti gli acquisti di Npl del fondo”, che ha tra l’altro eseguito lo scorso anno una perizia sui crediti di Montepaschi.
Mps, come altre banche italiane, dovrà affrontare la mole di crediti in sofferenza che pesano sul proprio bilancio. Il problema, secondo quanto ricordato da Marcella Panucci, va affrontato a livello europeo, visto che non riguarda solo i singoli Stati. Il Direttore generale di Confindustria, nel corso di un seminario alla Camera dei deputati dedicato proprio agli Npl, ha parlato anche della proposta giunta dall’Eba di costituire una bad bank a livello comunitario, definendola interessante. Quindi, ha evidenziato che in Italia andranno messe a punto delle misure per rivitalizzare il credito, anche se non ha nascosto che bisognerà riuscire a fare in modo che le imprese trovino altre fonti di finanziamento.
Una delle questioni che Monte dei Paschi dovrà presto affrontare riguarda il deconsolidamento delle sofferenze bancarie. A quanto pare, fortunatamente, il problema dei crediti deteriorati “si sta gradualmente ridimensionando”. Questo è quanto ha sostenuto Fabio Panetta durante un seminario sul tema dei non performing loans svoltosi alla Camera dei deputati. Il vicedirettore generale della Banca d’Italia ha infatti spiegato che nell’ultimo trimestre del 2016 i nuovi crediti deteriorati sono scesi al 2,3% del valore dei prestiti complessivi, un livello simile a quello registrato nel biennio precedente alla crisi del 2008. Inoltre, grazie alle cessioni programmate dai principali istituti di credito, la situazione non potrà che migliorare.
Panetta ha ricordato che a dicembre i crediti deteriorati ammontavano a 173 miliardi di euro al netto delle rettifiche di valore, quando nel 2015 il dato aveva raggiunto i 200 miliardi. Inoltre, di questi 173 miliardi, circa 92 rappresentano crediti per cui è ancora possibile un recupero, specie in presenza di un consolidamento della ripresa economica. Questo vuol dire che le vere e proprie sofferenze ammontano a circa 81 miliardi di euro. Panetta ha quindi ricordato che con interventi sulla giustizia civile, volti a migliore i tempi di recupero dei crediti, si avrebbero effetti positivi sugli Npl in capo alle banche. Allo stesso seminario ha preso parte anche Giovanni Sabatini, Direttore generale dell’Abi, che ha segnalato come i dati segnalino che il problema degli Npl è gestibile, grazie anche al fatto che stanno continuando le cessioni da parte delle banche.