Renzi ha scelto Firenze per lanciare la campagna per il referendum costituzionale d’ottobre 2016: la riforma Boschi arriva alle urne davanti alla scelta dei cittadini che potranno, nel referendum confermativo, bocciare o promuovere il ddl cardine del Governo Renzi. Il premier ha scelto “casa sua” per presentare i vari comitati per il Sì lanciando la campagna per il voto in autunno: «È un grandissimo bivio tra l’Italia che dice sì e quello che sa solo dire no. La rottamazione non vale solo quando si voleva noi: se non riesco vado davvero a casa», lancia l’ennesima battaglia giocata sulla sua persona il premier Renzi che in tema di grandi riforme ha lanciato anche il voto alla Camera sulle unioni civili, «si voterà l’11 e il 12 maggio e a naso servirà la fiducia». Al teatro Niccolini la folla degli appartenenti ai nuovi comitati per il Sì al referendum costituzionale ha assistito all’ennesimo show di Renzi che ha ribadito come «dopo 63 governi di fila, il lavoro di quesi due anni ha provocato un cambiamento radicale: il Pil è tornato positivo. Ma quello che stiamo cercando di fare è restituire agli italiani l’orgoglio di appartenere a qualcosa di grande».
Un Renzi contestato all’ingresso da gruppi obbligazionisti di Banca Etruria, ha proseguito senza sosta ribadendo i fattori centrali di questa stagione di riforme, specie quella costituzionale a firma Maria Elena Boschi: «Io non sarei mai arrivato a Palazzo Chigi se non avessi avuto una straordinaria esperienza di popolo, ora però ho bisogno di vincere la partita più grande, che non è quella del referendum di ottobre, ma quella di tornare ad una Italia che dice sì». Chiusura co evidente richiamo mica tanto nascosto al gruppo di giuristi e costituzionalisti che si sono scagliati contro questa riforma: «a chi attacca accusandoci di tradire i principi stabiliti dai padri costituenti, rispondo che invece stiamo correggendo un punto su cui all’epoca le forze politiche non riuscirono a mettersi d’accordo e fecero una norma transitoria dicendo “così non va bene”. Il bicameralismo paritario non è quello che volevano coloro che scrissero la Costituzione.