Ora è probabile, pur non certo, che si formi un governo “del Presidente” basato sulla convergenza di almeno parte del Pd, Scelta Civica, Pdl e Lega. La durata, se non salta tutto subito, potrebbe essere almeno di un anno, ma più probabilmente di due od oltre, se il programma dell’esecutivo “di scopo” includerà riforme costituzionali (poteri del governo, nuova configurazione semplificata della funzione legislativa e riordinamento della oggi caotica relazione tra Stato e Regioni), nonché la revisione della legge elettorale, questa una priorità spesso invocata proprio da Giorgio Napolitano.
Se così, dobbiamo chiederci cosa realisticamente vorrà e potrà fare il nuovo governo per invertire la spirale depressiva in cui è caduta l’economia italiana. Politici e politologi, infatti, insistono sulla previsione che sinistra e destra sono troppo distanti per produrre soluzioni e che per questo il nuovo governo resterà bloccato oppure potrà fare cose poco incisive. Hanno ragione, ma a questi esperti forse sfugge che uno dei fattori che rallenta la ripresa del mercato interno è la mancanza di fiducia nel futuro con la conseguenza di tenere congelati i nuovi investimenti.
Per ricreare tale fiducia è sufficiente che il mercato veda una prospettiva di stabilità e di politiche razionali. Il mercato, cioè, chiede un “minimo” alla politica e non un “massimo” per rimettersi in moto. Non chiede, cioè, l’impossibile, ma solo il possibile. In tal senso, il nuovo governo dovrà fare solo poche cose che sinistra e destra possono fare insieme, individuate dai “saggi” selezionati da Napolitano: pareggio di bilancio tagliando spesa e non alzando le tasse, detassazione a sollievo dei redditi più bassi, incentivi d’emergenza per il riassorbimento della disoccupazione e la riduzione di quella giovanile, abbattimento dei costi sistemici per le imprese, ecc.
Tali misure non sarebbero strutturali, ma invertirebbero la recessione corrente. Un governo razionale e stabile, invece, sarebbe risolutivo per il secondo problema che blocca la ripresa: la crisi del credito anche dovuta all’incertezza sul debito pubblico italiano.
Un governo che tenga in pareggio il bilancio senza indurre recessioni favorirà l’inversione della profezia negativa sull’Italia e ciò ne fluidificherà il ciclo complessivo del capitale, favorendo la ripresa del credito a imprese e famiglie. In conclusione, basta poco per evitare il peggio e quel poco la politica potrà farlo. Il realismo scontenta tutti, tra cui il liberista che scrive, ma li salva.