Eliminiamo alcune Regioni. Perché no? Dopo i Comuni e le Provincie è il loro turno. La proposta proviene dal governatore Campano Stefano Caldoro che in una intervista a Libero lancia la provocazione. Un’iniziativa che, secondo la docente di Diritto costituzionale all’Università di Milano Lorenza Violini, interpellata da ilSussidiario.net, «potrebbe avere senso se si intende ragionare nei termini di una razionalizzazione generale dell’assetto del territorio, tenendo conto delle sue varie caratteristiche». Non è chiaro, tuttavia, se Caldoro, tra quelle da eliminare contempli anche la Campania. In ogni caso, secondo il governatore, 20 regioni sono troppe e, in questo periodo di crisi, tagli e sacrifici sarebbero un lusso che non possiamo permetterci. In seno alla querelle estiva su cancellazioni e accorpamenti si era espresso, a luglio, il governatore lombardo Roberto Formigoni. Anche lui si era detto convinto del fatto che l’esistenza di 20 regioni non fosse un dogma. Più concretamente aveva proposto di accorparle. «Credo che il sistema amministrativo italiano possa essere riformato e razionalizzato. E, a differenza dei ministri, parto da me stesso. Quindi, la prima proposta riguarda le Regioni, le Province e i Comuni. E per rendere più razionale, meno costose e più efficienti le Regioni, possiamo benissimo passare dalle attuali 22 a 8-10», aveva dichiarato su queste pagine, sottolineando di stare lavorando ad una riforma che presenterà a settembre. Facile dire “eliminiamo le Regioni”. «Ma non è un’operazione che possa fare il Parlamento con una legge ordinaria», spiega la Violini. L’iter è piuttosto complicato. «Occorre che un numero di Comuni rappresentanti almeno un terzo delle popolazione regionale lanci l’iniziativa, e che questa sia approvata dai cittadini con un referendum confermativo. Se l’esito è positivo, la proposta viene girata al Consiglio regionale che, a sua volta, la indirizza al Parlamento. A questo punto l’Assemblea deve procedere con una legge costituzionale, che necessità, per essere approvata, dei due terzi di Camera e Senato». E’ bene fare chiarezza su un punto: l’abolizione di una Regione, di per se stessa, non è praticabile.
«Certo, concretamente non è possibile eliminare una Regione, ma si può solo accorparla ad un’altra». Una distinzione di non poco conto. «Significa, infatti, che per far partire il processo sarà sempre necessario almeno un terzo della popolazione di almeno due Regioni». Se ne parla tanto in questi giorni, ma sembra che l’abolizione delle Province ponga problemi simili. «Anche le Province sono previste dalla Costituzione – anche se non è contemplato il loro numero, e la loro abolizione implica una dinamica analoga a quella necessaria per le Regioni». Diversa, invece, la questione dei Comuni: «si può procedere al loro accorpamento con legge ordinaria». Formigoni dice, invece, che a settembre presenterà una riforma in Parlamento. «Giusto: per evitare l’iter si può ideare una riforma che modifichi il primo comma del’Articolo 132 della Costituzione, che disciplina il procedimento descritto. Presumo che la riforma di Formigoni sarà caratterizzata in tale senso».