In un’altra intervista, questa volta ad America Oggi, il segretario del Pd torna a parlare di Elezioni – come ovvio – e risponde alla domanda apposta tendenziosa sulle proposte elettorali del Centrodestra. «Proposte coraggiose? Piuttosto le definirei fantasmagoriche», scherza e punge Matteo Renzi. Secondo il giovane leader che in molti vedono assieme all’ex Cav per un possibile governo di Larghe Intese, «Berlusconi promette le stesse cose impossibili da più di vent’anni senza mai averle realizzate. Oppure propone agli italiani cose che abbiamo già fatto con il nostro governo, come ad esempio il rinnovo dei contratti per gli uomini e le donne delle forze dell’ordine. È semplicemente surreale. Di innovativo in Berlusconi ci sono solamente i suoi capelli». Sulla possibilità poi di un accordo post-elettorale con una coalizione diversa di quella di partenza, è sempre Renzi che rilancia con la rivista Usa facendo un paragone proprio con la situazione americana. «Il nostro obiettivo è di essere il primo gruppo in Parlamento. Dopo il voto sarà il Presidente della Repubblica a indicare chi avrà il compito di formare il nuovo governo. E per quanto riguarda il futuro Berlusconi è alleato con Meloni e Salvini, con chi è contrario all’euro, propone i dazi sulle esportazioni e ha come riferimento la Le Pen. Il Partito Democratico non può stare al governo con gli estremisti». Clicca qui per vedere i dati in tempo reale delle elezioni politiche 2018 e delle elezioni regionali 2018
RENZI, “NON MI DIMETTO SE PERDE IL PD”
In una lunga intervista a Italia18 su Sky Tg24, il segretario del Pd Matteo Renzi punta dritto verso le Elezioni cercando di parlare di programmi. La domande più spinose, però, sono ancora su alleanze post-voto – stante lo stallo preannunciato senza una vera maggioranza – e soprattutto su cosa potrebbe fare il segretario di fronte ad una sconfitta (o una non vittoria) alle Politiche del 4 marzo. Un Renzi che qui si fa più irritato, risponde: «Io sono pronto a parlare di programmi, da qui a domenica. Non ci sarà nessun passo indietro e trovo sconcertante che tutto il tema della campagna elettorale sia quel che faccio io. Se pensate che passiamo l’ultima settimana a parlare del dopo, avete sbagliato destinatario». Non si dimette, a differenza di quanto aveva detto ad esempio prima del Referendum Costituzionale – salvo poi pentirsene e ritornando in sella in politica, seppur non più come premier – ma dovrà essere la Direzione e il Congresso eventualmente a metterlo in minoranza con risultati non soddisfacenti. Sulle Larghe Intese invece, il giudizio è chiaro “a metà”: «Il problema di un governo ampio è la presenza di Matteo Salvini? Il 5 marzo i problemi della formazione saranno in testa a Sergio Mattarella. Noi non faremo il governo con gli estremisti, perché sarebbe un qualcosa che nessuno in Europa capirebbe». Traduciamo ancora: niente M5s, Lega e forse LeU. Se avete fatto bene i conti, ne rimane fuori qualcuno dalla lista dei “mai al governo”…
COME SI VOTA COL ROSATELLUM BIS?
Inutile dirlo, è una realtà di ogni elezioni politica nel nostro Paese: la domanda è sempre quella, “come si vota?”. Il terrore di ritrovarsi di fronte alle schede elettorale domenica prossima senza sapere realmente cosa fare sta come sempre prendendo largo nella popolazione che ha deciso di recarsi alle urne e spesso, proprio la difficoltà nel capire la complessa e macchinosa modalità di voto (che cambia praticamente ogni Elezione da 40 anni a questa parte, ndr) porta l’elettore a disaffezionarsi e convincerlo che “tanto non vale la pena capirci qualcosa visto che poi non cambia mai nulla”. Proprio per evitare almeno questo grado di astensione, proviamo a fare un po’ d’ordine: qui sotto potrete trovare i facsimile della scheda elettorale che con la nuova legge del Rosatellum Bis vede un assetto inedito per il voto alla Camera e al Senato. Ogni elettore avrà due schede, una per la Camera (scheda rosa) e una per il Senato (scheda gialla), nel Lazio e in Lombardia ci sarà anche una terza scheda per le Regionali. Nelle schede troverete dei rettangoli: nella parte superiore di ogni rettangolo è riportato cognome e nome del candidato uninominali, nella parte inferiore la liste o le liste che lo supportano. Ogni elettore darà il proprio voto «con l’unica scheda sia per la parte uninominale (candidato unico della coalizione, indicato con nome e cognome sopra i simboli che lo sostengono) che per la proporzionale, dove i partiti corrono per se e sulla quale si applicano le soglie di sbarramento», scrive il sito del Viminale. Per annullare il voto occhio che come sempre le possibilità sono molteplici; non è infatti valido il voto disgiunto (votare un candidato e una lista che non lo sostiene) e non ci sono le preferenze, quindi non è possibile di fatto porre una preferenza tra i candidati inseriti nel listino di partito che ogni elettore troverà nella propria scheda elettorale. Per dare un’occhiata alle schede elettorali di Camera e Senato, ecco qui un utile link del Viminale.
DI MAIO E BONINO, LE “NUOVE” POLEMICHE
Non si placano per nulla le polemiche contro il M5s e il candidato premier Luigi Di Maio: ad una settimana dalle Elezioni, le varie forze politiche non hanno per nulla gradito la scelta di nominare a pochi giorni dal voto un possibile ministro del prossimo governo M5s specie perché un generale dei carabinieri in servizio come Sergio Costa. Dovrà essere il ministro dell’Ambiente del Governo Di Maio, ma in tanti hanno lamentato «non si può piegare l’Arma dei Carabinieri alla Politica, è molto pericoloso». Sgarbi questa mattina ha tuonato, «Non era mai capitato che un Generale, senza prima sospendersi o entrare in aspettativa entrasse da protagonista in una campagna elettorale. Prendiamo atto, dunque, che Sergio Costa non è più il Generale dei Carabinieri degli italiani, ma dei 5 Stelle». Il generale ha comunque dato il suo assenso a diventare ministro e si è messo in licenza fino al 5 marzo per capire lo sviluppo delle vicende politiche. Altro campo, altri protagonisti, ma pur sempre polemiche: intervistata da Radio Capital per “Circo Massimo” Emma Bonino allontana le voci, divenute subito polemiche, di una sua possibile candidatura alla presidenza del Consiglio qualora si verificasse un Governo di Larghe Intese tra Forza Italia e Partito Democratico. «Io premier candidata da Silvio Berlusconi? Siamo passati dai retroscena giornalistici alla pura fantascienza. Non ne so nulla, né ho voglia di partecipare a questo gioco. Questa cosa non esiste. Piuttosto convinciamo gli italiani indecisi». Qualcuno dice anche che lei potrebbe essere il presidente del Senato ma ancora Bonino respinge al mittente, «”Evidentemente Berlusconi se la suona e se la canta tutta da solo».
DIARIO DI CAMPAGNA ELETTORALE: BERLUSCONI E GENTILONI “AL COMANDO”
C’è chi giura sul Vangelo in Piazza Duomo; c’è chi sfora i tempi della par condicio negli studio di casa propria; e c’è chi nicchia i complimenti ma prepara in gran segreto un possibile nuovo governo di Larghe Intese. Le Elezioni 2018 si preparano al rush finale della campagna elettorale e l’ultima domenica prima del voto vedono i principali leader dei partiti impegnati in comizi sparsi tra tv e piazze italiane. Nel Pd un Renzi in secondo piano (che sia il preludio del prossimo futuro?) fa spazio a Gentiloni che al mattino con Veltroni rilancia l’idea di un Partito Democratico unico vero argine agli estremismi e rappresentante della sinistra unita (con buona pace di LeU) mentre nel pomeriggio, per la sua prima volta a Domenica Live su Mediaset, rilancia l’idea di Larghe Intese escludendo dalla possibilità solo i populisti. Salvini vive di rendita sullo show del sabato pomeriggio, tra scontri e rosari utilizzati per “giurare da premier”, con annesso carico estremo di polemiche.
Di Maio invece in diretta dalla Annunziata annuncia il primo nome del ministro di un suo possibile Governo – il generale Sergio Costa, “scopritore” della Terra dei Fuochi – e attacca ancora Berlusconi sui “classici temi”, mafia e conflitto d’interessi. A proposito di quest’ultimo, a Domenica Live va in scena il Cav show: Berlusconi rimane per più minuti sullo schermo rispetto a Gentiloni, è l’unico leader ad esserci andato due volte negli studi della D’Urso e sopratutto ruba la scena (e gli spot pubblicitari) lanciando un ultimo appello di voto. «Non sprecate il voto sul Pd che prenderà il 21%, votate noi che siamo gli unici che potremo non far vincere il Movimento 5 Stelle». Commento iconico della Domenica, arriva da Barbara D’Urso: «Silvio, grazie per l’immensa multa che mi farai pagare così!». Già, ma la dovrà pagare in realtà PierSilvio, tant’è…