Al referendum costituzionale i sì saranno il 60% e i no il 40%. E’ la previsione di Nicola Piepoli, sondaggista e fondatore dell’Istituto Piepoli, secondo cui il vero scoglio per Renzi sono le amministrative. A Roma Virginia Raggi (M5s) è al 25%, mentre Roberto Giachetti (Pd), Giorgia Meloni (Fdi-Lega nord) e Alfio Marchini (Forza Italia-Ncd) sono tutti e tre affiancati al 20%. A Milano invece Giuseppe Sala (Pd) è al 41% e Stefano Parisi (centrodestra) è al 39%, ma al ballottaggio gli elettori dei 5 Stelle saranno più propensi a votare per il secondo.
Com’è la situazione a Milano?
E’ una bella parità, almeno per ora, con un ottimo braccio di ferro. In questo momento Sala è ancora in vantaggio, ma di poco: il distacco è dell’1-2%. Entrambi sono intorno al 40%, Sala ha il 41% e Parisi il 39%.
Al ballottaggio i 5 Stelle per chi voteranno?
In termini di voto al ballottaggio l’opinione pubblica di M5s sembrerebbe essere lievemente favorevole a Parisi. Sono però differenze millesimali, l’opinione pubblica non si è piegata da una parte o dall’altra. Chiaramente sarà un bel match, e a ogni modo non può finire alla pari.
A Roma invece come siamo messi?
Dipende dai punti di vista. Per noi sondaggisti a Roma siamo messi benissimo, ma per i candidati siamo messi malissimo. Al primo turno si posizionerà prima sicuramente Virginia Raggi. Per il secondo posto sono però in lizza tre candidati: Alfio Marchini, Roberto Giachetti e Giorgia Meloni e tutti e tre sono più o meno simili come quote di mercato…
Quanto hanno rispettivamente i vari candidati?
La Raggi è al 25%, gli altri tre sono circa al 20% ciascuno. Il mercato è diventato aleatorio dopo che Berlusconi ha deciso di sostenere Marchini.
Quale risultato deve ottenere il Pd per poter dire di avere vinto alle comunali?
Al Pd basterebbe mantenere le quote delle Europee del 2014.
Al momento quali sono le rilevazioni rispetto al referendum costituzionale di ottobre?
Il 60% voterà sì e il 40% no. L’esito del referendum non è in discussione. Il vero problema è se alle amministrative il Pd riuscirà ad affermarsi almeno nelle quattro grandi città.
Quanti italiani si sono già fatti un’idea su come voteranno?
Per adesso è impossibile calcolarlo, anche perché gli italiani si fanno un’idea nel momento in cui si chiede loro di esprimerla. Molto dipende anche dalla formulazione della domanda. Gli italiani non hanno un’idea precisa sui contenuti della riforma costituzionale, ma si limitano a una generica approvazione o disapprovazione dell’operato del governo.
Il fatto che Renzi lo abbia trasformato in un referendum sulla sua persona fa guadagnare voti ai sì o ai no?
E’ indifferente, fa guadagnare tanti voti ai sì quanti ai no. Anche se è indubbio che faccia aumentare il numero delle persone che andranno a votare. Aumenta l’interesse degli elettori, anche se comunque questo non è un referendum in cui si giudica Renzi bensì il merito della riforma costituzionale.
Allora perché Renzi polarizza così la partita?
Renzi polarizza la partita perché è sicuro di vincere il referendum.
Secondo lei la strategia politica d’attacco che Renzi ha assunto rispetto a questo referendum paga in termini di consensi?
Certe azioni sono innanzitutto espressione di una filosofia personale, e non sono concordate neppure con i collaboratori. Se vuole sapere perché adotta quella strategia politica, dovrebbe chiederlo direttamente a Renzi.
Sempre che Renzi non lo faccia dopo avere chiesto un parere ai sondaggisti…
Non penso.
Quanti voti sposta la questione morale?
Non più di tanto, per la semplice ragione che “così fan tutti”. L’opinione pubblica in parte ha degradato i suoi giudizi. Solo nel 1948 si pose una vera questione morale, intesa come l’etica di chi governa. Dopo Craxi l’etica di governo è più apparenza che sostanza.
Quindi quanto perde il Pd e quanto guadagna M5s dopo le ultime inchieste della magistratura?
Pd e M5s non perdono e non guadagnano un solo elettore, e questo emerge dall’ultimo sondaggio sulle intenzioni di voto. Gli italiani sono indifferenti rispetto a questo problema. A fare la differenza è il fatto di attuare o meno investimenti, programmare o meno ricchezza.
Per gli italiani contano di più ripresa e benessere economico rispetto a onestà e trasparenza?
Sì. Gli antichi romani li definivano “panem et circenses”, cioè “cibo e divertimenti”. Come ai tempi di Nerone, è questo ciò che vuole oggi la gente. A distanza di due millenni non c’è nessuna differenza, solo che oggi invece del circo ci sono televisione, mass media e Internet.
(Pietro Vernizzi)