La Corte di Strasburgo ha dichiarato “ricevibile” il ricorso sulla retroattività della legge Severino presentato da Marcello Miniscalco, segretario Psi del Molise, la cui candidatura alle elezioni regionali del 2013 era stata esclusa per una condanna passata in giudicato nel 2001. Ora la Corte europea dovrà esprimersi in merito alla fondatezza del ricorso. La decisione della Corte avrebbe risvolti anche sulla posizione dell’ex premier Silvio Berlusconi che aveva presentato analogo ricorso per violazione dell’art 7 della Convenzione. Nel frattempo, la commissaria alla Giustizia dell’Ue, Viviane Reding, ha affermato che se un cittadino non è candidabile alle elezioni europee nel suo paese, non lo è anche negli altri stati membri. Anche in questo caso ci sarebbero ripercussioni sulla vicenda di Berlusconi. Nelle scorse settimane era infatti emersa l’ipotesi di una sua candidatura in un paese diverso dall’Italia dopo che le sue vicende giudiziarie avevano determinato l’impossibilità a presentarsi alle elezioni. Ne abbiamo parlato con Carlo Taormina, ex sottosegretario agli Interni, e per anni avvocato dello stesso Berlusconi.
Per Berlusconi una notizia buona e una cattiva …
Il problema sollevato per la posizione di Berlusconi, e in generale per situazioni analoghe, è che si ritiene che la legge Severino, che a lui è stata applicata e per la quale è stato dichiarato decaduto da senatore, non abbia efficacia retroattiva. La Corte europea deve stabilire questo: se sia possibile, quando si tratta di norme che prevedono un regime sanzionatorio che pregiudica i diritti civili, a prescindere dal fatto che possa essere di carattere penale o meno, che queste norme possano essere retroattive. Questo è l’interrogativo che è stato posto in sede europea. E questa è la risposta che si sta aspettando.
Quindi?
Se questo intervento del Commissario vuol essere un’anticipazione di quella che sarà la decisione, l’affermazione che chi non ha l’elettorato passivo nel suo paese non può averlo neanche nel resto d’Europa è corretta. Ma dal punto di vista che ci interessa veramente non è in discussione questa affermazione, bensì se la legge Severino poteva essere applicata retroattivamente.
Nelle scorse settimane tuttavia era stata avanzata l’ipotesi della candidatura di Berlusconi in un paese diverso dall’Italia.
Quello che interessa a Berlusconi in realtà è un’altra cosa.
Che cosa?
A Berlusconi interessa far stabilire che quella norma non può essere applicata retroattivamente. Il che comporterebbe, dal punto di vista dell’esecuzione della sentenza, la possibilità di attivare in Italia un incidente di esecuzione rispetto al quale dovrà essere applicata la decisione che dovesse assumere l’Europa qualora dicesse che la retroattività non può essere affermata per quel tipo di norme. Da questo derivano ovviamente tutte le altre conseguenze.
Quali conseguenze?
Nel caso di Berlusconi l’inoperatività della carenza di elettorato passivo, in Italia come in Europa.
Qualora venisse sancito dalla Corte di Strasburgo che la legge Severino non è retroattiva e Berlusconi venisse riabilitato, a cosa mira secondo lei il Cavaliere? Non certo all’Europa…
No, a lui in questo momento interessa, dal punto di vista giuridico, essere nella condizione di potersi ricandidare. E naturalmente gli interessa candidarsi in Italia. Dipende da quello che deciderà l’Europa. Ripeto, la decisione che dovessero assumere in sede europea avrebbe efficacia in Italia. Rispetto alla sentenza passata in giudicato, comunque alle conseguenze derivanti dalla legge Severino, c’è ancora un momento di esecuzione della decisione che lo ha condannato. E il giudice dell’esecuzione, laddove in Europa si affermasse che la decadenza non poteva essere applicata perché la norma non era retroattiva, non potrà che intervenire stabilendo che anche nel caso di Berlusconi non poteva essere fatta valere.