Nella turbolenza del mercato globale (ri)emergono America e Europa come quasi uniche aree di stabilità. Ciò ha effetto sui flussi dei capitali e degli investimenti che da qualche mese, in particolare da quando i problemi sistemici della Cina sono diventati evidenti, si sono spostati sempre di più dalle economie emergenti a quella europea ed americana. Tale situazione, non ancora ben inquadrata dagli scenari tecnici, potrebbe diventare sia negativa sia positiva per l’Eurozona e l’Italia in essa.
Se la domanda globale implodesse, cioè se la crisi cinese, e di altri a catena, non trovasse limite, allora l’impatto sull’export di Germania e Italia – che insieme fanno poco meno del 50% del Pil dell’intera Eurozona – sarebbe grave e manderebbe in recessione l’eurosistema. Se, invece, la crisi fosse contenibile e la domanda globale restasse abbastanza sostenuta, pur meno crescente del passato, allora vi sarebbe una sorta di riequilibrio nell’economia mondiale a vantaggio dell’Europa. Gli attori di mercato, infatti, scoprirebbero che è più sicuro investire in un’America e in un’Europa che mostrano stabilità sia politica sia finanziaria e sistemi industriali evoluti piuttosto che farlo in nazioni emergenti ancora a sviluppo incerto oppure guidate da regimi autoritari poco trasparenti e pasticcioni, comunque con sistemi industriali meno evoluti.
La turbolenza globale è ancora in atto, e il nervosismo registrato nel G20 dei ministri economici e delle banche centrali ad Ankara ne è prova. La posizione della Bce, espressa giovedì scorso, è di grande preoccupazione al riguardo del ciclo globale. Ma i dati più recenti rendono probabile più una ristabilizzazione, pur con ancora molta volatilità nei prossimi mesi, dell’economia mondiale che non una sua implosione.
Se così, l’Italia dovrebbe guardare a se stessa con occhiali diversi e scoprire di essere uno dei luoghi più attraenti del pianeta: stabilità data dall’euro e dalla partecipazione alla Ue combinata con un’industria manifatturiera ed un’economia creativa ai primi posti nel mondo. Un po’ sotto la Germania, ma molto sopra la Francia, semplificando. Infatti da mesi è visibile un incremento degli investimenti esteri in Italia che possono bilanciare l’assenza di stimoli interni. Per attrarre ancor più investimenti esteri, l’Italia dovrebbe rafforzare la stabilità politica, il suo ordine interno, la certezza del diritto e l’efficienza della giustizia, il rispetto delle regole europee, nonché rendere più fluido il mercato interno. Nelle contingenze globali stabilità, ordine ed efficienza danno un grande premio.