Firmato a Varsavia uno storico documento per la riconciliazione tra ortodossi russi e polacchi cattolici. Mentre tutto il mondo si interroga sulle sorti delle Pussy Riot, il gruppo punckrock femminile finito in carcere per il concerto nella cattedrale del Cristo Salvatore a Mosca dove avevano cantato per la cacciata di Putin, a Varsavia si sono incontrati il patriarca russo-ortodosso Kirill e l’arcivescovo Josef Michalik, presidente della Conferenza dei vescovi polacchi. I due hanno siglato un testo che, oltre a ricordare le sofferenze di tutti i cristiani sotto i “regimi atei” (nazismo e comunismo), mette fine a secoli di odio, violenze e pregiudizi tra le due nazioni. Nel messaggio congiunto, Firill e Michalik chiedono ai fedeli di cancellare violenze e pregiudizi e di collaborare per una società arricchita dalla testimonianza cristiana. La riconciliazione, affermano nel documento, è frutto di “un sincero dialogo, nella speranza che esso ci aiuterà a guarire le ferite del passato e superare i reciproci pregiudizi”.
“È un accordo di grande importanza”, spiega a ilsussidiario.net Giovanna Parravicini, ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana e direttore dell’edizione russa dell’omonima rivista. “I popoli russi e polacchi fanno parte di un unico ceppo che ha radici comuni”, aggiunge, “ma a partire dal 1500 ci sono state dolorose divisioni di carattere culturale, storico, politico e sociale e reciproci tentativi di prendere il sopravvento. Queste divisioni hanno poi preso una colorazione religiosa. Anche in russa la minoranza cattolica è di nazionalità polacca e questo ha portato a una certa rivalità tra cattolici-polacchi e russi-ortodossi”. L’aspetto decisivo dell’accordo, secondo Parravicini, è proprio “il riconoscimento che quello che accomuna i due popoli e le due confessioni non è non è l’appartenenza a una nazione bensì la comune fede in Gesù Cristo. È questo che dobbiamo avere tutti a cuore e nella mente. Ed è proprio sulla base di questa esperienza comune che dobbiamo dare una testimonianza comune al mondo. “Abbattere il muro di ostilità e indifferenza può segnare un nuovo capitolo per la Chiesa e per tutti”.
L’incontro si è chiuso con uno scambio simbolico fra i due leader: il patriarca Kirill ha donato un’icona della Madre di Dio di Smolensk; i vescovi polacchi hanno donato a lui un’icona della Madonna di Czestochowa. “Niente succede per caso”, chiosa Parravicini, “in questi giorni siamo a cavallo tra l’Assunzione cattolica e quella ortodossa che cade il 28 agosto: la Madonna è la patrona dell’unità e la sua presenza qui è fondamentale. Ora attendiamo la celebrazione dell’Angelus di domani dove Benedetto XVI commenterà questo fatto con parole certamente positive”.
(Matteo Rigamonti)