Noi non smettiamo di pensare e di correre sulla strada della tutela dei diritti, fino al traguardo, contro ogni barbarie, contro il burqa e come abbiamo fatto contro l’infibulazione. Ho parlato spesso di lotta alle discriminazioni e alle segregazioni, contro un oscurantismo che troppe volte ha messo le sue vittime in condizione di non poter parlare e soprattutto di non poter raccontare l’inferno vissuto in silenzio. Ma ora ci siamo davvero, siamo a un passo, sebbene difficile, dall’approvazione della legge, che peraltro in altri paesi come Francia, Azerbaijan e Belgio già esiste e ha riscontrato un successo importante.
È, finalmente, l’idea della liberazione delle donne che inizia a prendere forma e a dare prova della sua esistenza concreta. E con lei tutto un portato di pensiero e di opinione che coinvolge la sfera dei musulmani moderati, dal primo all’ultimo impegnati in questa lotta eterna. Ma la cosa che più mi ha indignato in questi mesi di lavoro in Commissione Affari Costituzionali è vedere che da parte del mondo religioso musulmano il burqa e niqab non siano considerati precetti islamici, e qui, in Italia non islamici integralisti, non talebani afghani o mullah pakistani, bensì italiani in malafede, magari anche cristiani, lottano, senza sapere perché, a favore del burqa. Perché, dicono, è un “diritto di libertà”. Senza parole, in un contesto culturale e sociale che avrebbe dovuto capire da tempo quanto sia oscura la criminale la mente di chi tenta ancora di travisare il volto di una donna.
Ma del resto non c’è da stupirsi, se è vero come è vero, che a Parigi in piazza abbiamo visto protestare contro la legge solo convertite e non donne arabe musulmane; è una battaglia che spesso mette in campo azioni non sincere, ambigue e derivanti da radici controverse. Ma del resto, mi chiedo, quale donna potrebbe consapevolmente e in sincerità d’animo protestare in piazza perché vuole essere segregata nel corpo e nell’anima? Quale donna potrebbe volere il proprio annullamento personale e umano? Credo nessuna. E allora che lo si dica apertamente: il burqa, il niqab e tutti i mezzi per coprire il volto di una donna sono un’aberrazione. Sono un delitto contro la sua sacrosanta dignità di donna e di persona. La via che abbiamo intrapreso non la fermeremo certo davanti a quelle che saranno le proteste di chi, mascheratosi da buonista del giorno dopo, tenterà ad ogni costo di schiacciare la nostra voglia di libertà e quella di migliaia di donne in tutto il mondo, che attendono da sempre questo momento. L’ora in cui il loro volto, ormai libero dalla rete, potrà guardare con fiducia al domani come a un giorno in più per studiare, per lavorare e per vivere.