Il nuovo che avanza. Cambio al vertice in Cina. A guidare il paese saranno il presidente Xi Jinping e il primo ministro Li Keqiang. Quest’ultimo, in particolare è un riformista che si è fatto le ossa all’estero, e che ricoprirà il ruolo di ministro dell’economia con il compito di mantenere i contatti internazionali. Un ruolo delicato, considerando l’obiettivo dichiarato nei giorni scorsi: divenire il leader nel mercato mondiale.
Francesco Sisci, giornalista, editorialista de Il Sole 24 Ore ci spiega chi è il nuovo premier eletto dall’Assemblea nazionale e quali sono le sue prime mosse politiche ed economiche.
Nella geografia del partito comunista cinese dove si colloca Li Keqiang?
È il primo ministro, è il numero due della gerarchia del potere, è l’uomo che dovrà portare avanti le politiche economiche. Mentre nella divisione del potere il presidente si occupa della direzione strategica generale del paese, il primo ministro si occupa principalmente di economia e sviluppo. Fanno entrambi parte della nuova generazione.
Quale Cina ha in mente?
C’è stato questo annuncio molto importante che abbiamo riportato per primi sul Sole 24 Ore di un piano di urbanizzazione senza precedenti nella storia.
Quale?
Nei prossimi 10 anni la Cina spenderà 5 trilioni di euro, vale a dire 5 mila miliardi di euro per urbanizzare 400 milioni di persone, è la più grande migrazione mai vista dell’umanità, questo dovrebbe cambiare radicalmente lo stato dell’economia cinese perché dovrebbe ristrutturare la finanza pubblica: per finanziare quest’investimento ci sarebbero nuove emissioni di titoli del tesoro (una parte che poi dovrebbe eventualmente dopo il 2015 essere anche venduta all’estero) e in qualche modo dovrebbe risistemare complessivamente quello che è lo stato della finanza pubblica del paese.
D’altra parte un piano di questo genere che viene messo in moto produrrà, certamente, crescita per i prossimi 10 anni ma se avrà successo dovrebbe anche creare un grande mercato interno in grado di trainare la crescita del paese e che porterebbe la Cina, alla fine del piano di sviluppo, a divenire la prima economia del mondo, superando quella americana.
Come cambieranno, se cambieranno le relazioni tra Cina ed Europa e Stati Uniti?
L’Europa purtroppo è un’entità politica inesistente, in Europa c’è la Germania che da sola conta per circa il 50% degli scambi commerciali con la Cina e quindi determina direttamente e indirettamente l’agenda cinese con il resto del continente. I rapporti tra Cina e Germania sono quasi idilliaci, molto forti, basati su rapporti di partenariato molto solidi. Con l’America il discorso è molto più complesso, perché è un soggetto politico della regione, alleato del Giappone ma anche di tutti i vicini della Cina. Si tratta di trovare un nuovo modus vivendi tra Cina e Stati Uniti a livello globale ma anche regionale. Questa è una questione importante che dovrà gestire più il presidente che il primo ministro.
Problema corruzione: come si muoverà la Cina?
Il problema della corruzione in Cina è da vedersi sotto due aspetti: uno è quello endemico di un paese in via di sviluppo che cresce a grande velocità e a grande velocità si superano le normali regole, l’altro problema è che in Cina si è passati nel giro di 30 anni da un’economia pianificata molto rigida a un’economia molto liberale.
Questo passaggio storico le zone grigie sono enormi: ci sono molte cose che oggi sembrano corruzioni e che domani invece si trasformano in libero mercato.
C’è la difficoltà di tirare una linea sui comportamenti passati: servirebbe una specie di condono storico dei peccati pregressi, solo così si riuscirebbe ad avere dei comportamenti normali. Se non c’è un atto di confessione è anche difficile smettere di agire in modo illegittimo. Ci sono, dunque, questi due aspetti: lo sviluppo e l’eredità della storia. La corruzione in Cina c’è, ma è una questione strutturale.
E poi c’è un ulteriore significativo cambio ai vertici: guidare con l’esempio. Su questo presidente e primo ministro sono stati chiari. Li Kequiane ha detto che chi fa il funzionario si scordi di fare i soldi e viceversa. C’è stata una specie di divisione dichiarata dei poteri, che può far sorridere o sollevare anche scetticismo ma è importante come dichiarazione di principio.
Almeno a parole sono pronti a tracciare questa linea immaginaria…
Il fatto che lo dicano è positivo. Tutto comincia a parole se uno non lo dice nemmeno è difficile che lo facciano nei fatti. È una dichiarazione programmatica. E la storia degli ultimi 30 anni in Cina ci dice che le dichiarazioni programmatiche difficilmente non vengono messe in pratica.
Quali sono le scelte politiche immediate del nuovo Governo?
La politica interna è quella di urbanizzare e di lanciare un programma iniziale di stato sociale, che non è quello all’europea. Sarà uno stato sociale molto prudente, ma ai cinesi che finora non era mai stato garantito nulla verranno garantiti dei minimi servizi di assistenza sanitaria, educazione gratuita e una qualche maggiore sicurezza nel posto di lavoro. Si cercherà di compensare l’enorme divario esistente tra ricchi e poveri ma anche di creare nuove opportunità per avanzamento sociale per le fasce disagiate.
Fondi sovrani: la Cina come si comporterà con l’Italia?
Nessuno investirà in Italia. L’interlocutore della Cina in Europa è la Germania. L’Italia non ha avuto di fatto nessuna politica estera, in generale e in particolare con la Cina e quindi adesso che la Cina viaggia come un treno noi siamo bellamente fuori. È come quando uno va agli esami se uno non ha studiato come ti può andare bene? Se non hai studiato è difficile superare l’esame…E l’Italia non ha studiato, non preoccupandosi della politica estera con la Cina…
(Elena Pescucci)