Come si è conclusa la “coraggiosa lotta” del tandem Varoufakis-Tsipras contro i creditori? La Troika è stata ribattezzata “istituzioni”, anziché tenersi al ministero delle Finanze, i colloqui tra governo ellenico e i rappresentanti europei si sono svolti in un grande albergo del centro, l’accordo del luglio scorso è costato ai greci altri 86 miliardi, e ne sono stati prelevati 45 dai conti bancari. Dichiarazioni pesanti e ironiche, uscite dalla bocca del Governatore della Banca Centrale di Grecia, Yannis Stournaras, durante una conferenza presso la London School of Economics.
Commenti? Il governo tace, ma risponde Varoufakis, il quale aggiunge un’altra sfumatura alle sue innumerevoli versioni dei fatti dell’anno scorso. E poi perché commentare un dato di fatto che ormai fa parte della cronaca recente e di cui sono tutti a conoscenza?
Tutta l’attenzione è rivolta altrove. Domani si vota la legge-omnibus in cui sono previsti una serie di aumenti (1% del Pil, cioè 1,6 miliardi) delle tasse indirette come l’Iva (dal 23% al 24%), un pacchetto pesante di privatizzazioni, l’aumento della tassa sulla casa (in dieci anni i prezzi sono scesi del 41%), e il “kofti”, cioè quel meccanismo automatico di tagli alle pensioni e agli stipendi che si auto-innesca nel caso in cui non si raggiunga l’obbiettivo di bilancio. “Non si attiverà comunque”, ha promesso Tsipras, sostenendo che a partire dal secondo trimestre di quest’anno si assisterà alla ripresa economica. Come a dire: pagate le tasse altrimenti sarete puniti dal “kofti”!
In tutto 7500 pagine presentate ai deputati giovedì scorso. È stato calcolato che questi nuovi balzelli dreneranno dal mercato dei consumi almeno 9 miliardi e sicuramente aumenteranno l’evasione fiscale – un fenomeno che il governo non riesce a combattere con efficacia. In sintesi, il governo Tsipras è riuscito dove hanno fallito i due precedenti primi ministri. Se il suo predecessore avesse presentato una legge simile, la piazza si sarebbe scatenata sotto la regia di persone che oggi siedono in Parlamento e che domenica voteranno a favore. Dunque un altro punto per la Troika che è riuscita a far digerire ai greci un altro boccone amaro.
Come? Ha licenziato il chirurgo “obiettore” e ha assunto un macellaio “allineato”, non importa che fosse di sinistra, purché “cacciasse i topi”, citando un famoso cinese. “Mi dispiace per Tsipras”, ha affermato Mikis Teodorakis. Ci ha preso in giro. È vero comunque che ogni Memorandum ha una storia politica e sociale diversa. Durante i primi due, il governo si era presentato all’opinione pubblica con gli occhi abbassati, sostenendo che era obbligato ad applicare i tagli. Con il terzo, quello della sinistra radicale, la narrazione è cambiata. In principio, il governo ha sostenuto che il programma “non gli apparteneva”, che applica l’austerità con la “morte nel cuore”, in opposizione ai precedenti governi che l’applicavano a “cuor leggero”. Oggi, la narrazione racconta che le misure tengono in conto la “giustizia sociale” e hanno una prospettiva di cambiamento, e che vengono colpiti i privilegiati.
A scorrere le 7500 pagine troviamo una sorpresa: è previsto un taglio della spesa pubblica. Verrà abolita la produzione delle carte geografiche, considerato che con il Gps si ottengono gli stessi risultati. Poi è la volta del capitolo delle privatizzazioni – un tabù per la sinistra radicale fin tanto che era all’opposizione. Verrà messa in vendita “la ricchezza del popolo ellenico”, il virgolettato appartiene a Syriza quando era all’opposizione. Verrà istituita un’autorità in cui confluiranno tutti i beni immobili dello Stato. Sarà formata da cinque membri, di cui due nominati dalla Troika. Il progetto di Schauble si è concretizzato. Per i prossimi 99 anni, quasi l’intero patrimonio dello Stato (trasporti, infrastrutture, industrie, servizi di pubblica utilità, ferrovie) sarà sotto il controllo dei creditori. Il governo di sinistra ha accettato un diktat che hanno rifiutato i liberal-conservatori, i quali, oggi all’opposizione, usano le stesse accuse – “si privatizza il Paese” – che a suo tempo erano gli slogan della sinistra.
Resta da capire come i portafogli reagiranno a tutti questi aumenti – attualmente devono allo Stato circa 80 miliardi in tasse e contributi arretrati -, compresi quelli delle sigarette, del caffè e della birra. I tre “totem” culturali della società ellenica: un caffè mattutino accompagnato da almeno un paio di sigarette. Una “birretta” serale attorno a un tavolo con gli amici. O come reagiranno i centomila pensionati a basso reddito che dovranno restituire (in dodici rate) l’assegno di solidarietà sociale percepito nei primi sei mesi di quest’anno, secondo quanto stabilito dalla nuova legge sulle previdenza sociale.
Tutta questa macelleria sociale, in vista dell’Eurogruppo di lunedì prossimo, in cui Tsipras si aspetta una qualche risposta alla sua richiesta di ristrutturazione del debito. Se ne parlerà dopo il 2018, fa sapere Berlino, cioè dopo le elezioni tedesche. Il Fmi fa sapere che senza una ristrutturazione del debito potrebbe schizzare al 300% entro il 2060. Il primo ministro necessita di un risultato positivo da vendere sulla piazza di Atene. Il come lo venderà fa parte del bizantinismo di questo governo.
Tsipras non era contrario alla costruzione del gasdotto Tap? Eccolo a inaugurare l’inizio del lavori. Tsipras non era contrario alla tassa sulla casa? Ed ecco che ne aumenta i parametri. Tsipras non era contrario all’aumento delle tasse indirette? Eccolo votare gli aggravi. Tsipras non voleva aumentare le pensioni? Ed ecco i tagli. Tsipras non voleva abolire il Memorandum? Di certo, i prossimi anni non saranno migliori né per il governo, né per il Paese, nonostante le continue promesse di giorni “gloriosi”, sventagliate da parlamentari “syrizei” che vanno ammirati sul come riescano ad arrampicarsi sui vetri. Quando sostengono le loro idee si prova un certo imbarazzo nell’ascoltarle. C’è da chiedersi quale sia la loro analisi del corpo sociale che li ha eletti.