Secondo una notizia diffusa ieri dall’agenzia Reuters, rappresentanti dell’Unione Europea, delle organizzazioni non governative e del governo italiano stanno lavorando a un piano che prevede che entro il 2020 tutto il controllo del traffico di uomini dalla Libia sia dato alla guardia costiera libica. Un piano da 44 milioni di euro per equipaggiare la capacità libica di creare un centro di coordinamento dei salvataggi e una vasta zona marittima di search and rescue. Un piano che lascia forti dubbi soprattutto alle Ong, secondo le quali la marina libica non sarà in grado di farvi fronte. Intanto circa 500 soldati italiani e 150 mezzi militari stanno per partire per il Niger, zona che lo scorso anno ha visto il passaggio di ben 300mila migranti, affiancando le truppe francesi. Il tutto mentre fra un paio di giorni scade l’accordo del 2015 che prevedeva la creazione di un governo di unità nazionale in Libia che ancora non c’è. Di questo complesso scenario abbiamo parlato con il generale Carlo Jean.
Il 17 dicembre scadono gli accordi siglati nel 2015 per la creazione di un governo di unità nazionale in Libia: cosa ci lascia l’iniziativa dell’Onu, anche alla luce del “disimpegno” di Trump e dell’attivismo di Macron?
L’iniziativa dell’Onu non sarà accantonata, anzi, è prevista a breve una riunione a Tunisi con rappresentanti del parlamento di Tripoli, della Casa dei rappresentanti di Tobruk e di Serraj. Si cercherà di modificare l’accordo firmato in Marocco in modo da ottenere una federazione libica a tre. Rimane in sospeso la questione del comando delle forze armate, ma sembra che anche questo problema sia in fase di risoluzione.
In che modo?
Affidandolo a Haftar, che in questo modo realizza quel che ha sempre voluto, essere il vero protettore del governo libico.
Macron resterà tagliato fuori?
L’attivismo di Macron è abbastanza disordinato, non ha il consenso della comunità internazionale e comincia a dare fastidio soprattutto in Libia. Prima o poi il presidente francese è destinato a inciampare.
Il nostro governo ha annunciato l’invio di 500 soldati in Niger, proprio per affiancare le forze francesi nel fermare il flusso di migranti. Che tipo di operazione è?
Intanto i francesi non molleranno mai il Niger, dove si trovano miniere di uranio necessarie per i loro impianti nucleari. Quella italiana è un’operazione voluta dal nostro governo per rafforzare il blocco del flusso di migranti, lasciando i francesi nel nord del Niger e posizionando i nostri a sud al confine con la Nigeria. Una operazione dovuta anche per alleggerire la situazione dei lager dove sono rinchiusi i migranti che arrivano in Libia.
Una operazione rischiosa?
Sicuramente, visto lo scenario, ma Ciad e Niger sono paesi dove la situazione interna è piuttosto tranquilla.
C’è infine notizia di una riunione tenuta segreta un mese fa in cui si sono incontrati membri dell’Unione europea, dell’Italia e delle Organizzazioni non governative, scopo della quale è affidare per il 2020 tutto il controllo delle coste libiche alla marina di questo paese.
E’ la continuazione della politica italiana in questo senso. Minniti non ha incontrato solo Serraj e Haftar, ma anche i capi delle tante milizie locali. Lo scopo è allargare l’azione della guardia costiera, che oggi è concentrata praticamente solo a ovest, anche alla Cirenaica dove la sua presenza è praticamente nulla.
Le Ong dicono che sarà impossibile organizzare questo progetto, in quanto la marina costiera libica è in pessime condizioni.
Sarà un’operazione impegnativa, ma la guardia costiera ha già fatto un ottimo lavoro, bloccando gran parte dei trafficanti di uomini negli ultimi mesi.