“Dietro il rapimento delle suore di Maaloula si nasconde uno sporco gioco: rafforzare il potere dei gruppi qaedisti e salafiti in tre Stati chiave quali Siria, Iraq e Libano”. Lo spiega Samaan Douad, siriano cattolico di Damasco, dopo che Al-Jazeera ha diffuso un video nel quale si mostrano le 12 suore rapite lo scorso dicembre dal convento di Mar Takla a Maalula. Per l’intera durata del filmato le suore rimangono in silenzio, mentre un commentatore afferma che “sono in buona salute, non sono state maltrattate e attendono la loro liberazione per fare ritorno al convento”. Una voce fuori campo annuncia inoltre che le suore “ringraziano tutti coloro che hanno cercato di ottenere il loro rilascio e chiedono la scarcerazione di tutti i prigionieri”.
Che cosa ne pensa del video delle suore di Maaloula trasmesso da Al-Jazeera?
Il montaggio del filmato è studiato apposta per coprire la falsità dei rapitori delle suore. Questi salafiti vogliono mostrarsi come degli agnelli, ma nella realtà sono dei lupi. I volti delle suore lasciano trasparire chiaramente che loro non sono per nulla tranquille, e il fatto stesso che nel video appaiano senza croci la dice lunga.
In che senso?
Questo particolare evidenzia che le suore in prigionia non sono libere di esercitare la loro fede. La croce è il simbolo che caratterizza un religioso in quanto tale, e se le suore in prigionia non possono indossarla significa che non sono affatto trattate bene. Tutto il contrario rispetto a quanto è stato affermato nel video trasmesso da Al-Jazeera. L’obiettivo di chi ha girato il filmato è soltanto quello di toccare i sentimenti di chi lo guarda in tutto il mondo, facendo credere che le brigate islamiste in Siria stiano trattando bene i cristiani. La verità al contrario è che questi gruppi stanno compiendo delle stragi di cristiani, e che non si fanno scrupoli a mettere in mezzo dei religiosi come le suore per raggiungere i loro obiettivi.
Quali sono i veri loro obiettivi?
Innanzitutto fare pressioni sul governo siriano e sull’opinione pubblica internazionale. Membri di questi gruppi salafiti sono prigionieri in Siria, in Iraq e in Libano, e il fanatismo cui stiamo assistendo in Siria non è presente soltanto all’interno del nostro Paese. Jabhat al-Nusra (il gruppo ribelle legato ad Al Qaeda, Ndr) ha un suo braccio operativo anche in Libano, dove ha annunciato l’intenzione di condurre una guerra contro tutti gli sciiti. Un altro gruppo attivo in Siria, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, è nato appunto in Iraq. Il progetto dei gruppi salafiti è quindi ramificato in tutti e tre gli Stati, e non è un caso che le suore rapite a Maaloula siano di nazionalità siriana, libanese e irakena. E’ questo lo sporco gioco che si nasconde dietro la cattura delle religiose.
A questo obiettivo si aggiunge anche quello di colpire i cristiani nel mondo arabo?
I salafiti stanno già attaccando tutti i luoghi sacri dei cristiani che considerano come infedeli. La fatwa emessa dagli imam più fanatici ha permesso alla brigata islamista di compiere questo rapimento. In realtà però al di là delle motivazioni religiose dietro il loro comportamento c’è soprattutto un grande opportunismo. La cattura delle suore è cioè un mezzo per colpire l’opinione pubblica internazionale, e ottenere lo scambio con i jihadisti in carcere.
(Pietro Vernizzi)