Vittoria annunciata quella del presidente uscente Abdelaziz Bouteflika con l’81,5% dei voti contro il 12,8% del suo immediato rivale, l’ex primo ministro Ali Benflis. L’affluenza alle urne è stata bassissima, il 51,7% contro il 75% delle precedenti elezioni del 2009. I brogli denunciati sono cominciati ancora prima del voto e sono proseguiti durante lo spoglio elettorale. Come spiega Camille Eid in questa intervista a ilsussidiario.net, “il governo spara cifre che fanno ridere: nelle campagne e nelle province avrebbe votato l’80% degli aventi diritto, quando si sa che in quelle zone la percentuale di abitanti è bassissima, mentre ad Algeri lo stesso governo ha dovuto ammettere che aveva votato solo il 39%”. In ogni caso, aggiunge, “i dati ufficiali non significheranno nulla perché si sa che sono elezioni condotte sotto imbroglio”. Il vincitore annunciato è dunque il presidente uscente Abdelaziz Bouteflika, al suo quarto mandato: “Una persona con ormai i giorni contati perché gravemente malato e che lascerà un vuoto politico che nessuno sa chi riempirà”.
Il presidente uscente ha vinto, quale il suo commento?
La sua vittoria era scontata, il copione era già stato scritto ed era sicuro che avrebbe vinto con vari brogli. Comunque il tasso di partecipazione è stato molto basso e le opposizioni denunciano un tasso molto più basso ancora.
Diverse formazioni islamiche avevano invitato al boicottaggio, lei ritiene che siano riuscite nel loro intento?
Erano diversi i partiti che avevano invitato a non votare, non saprei dire quanto abbiano realmente influito. In realtà tra gli aventi diritti al voto regnava già una forte apatia.
Perché?
Quando un cittadino vede che il suo presidente negli ultimi due anni sparisce in Francia per cure mediche che durano mesi, si presenta sulla sedia a rotelle per votare, sa che comincerà un quarto mandato a 78 anni, è ovvio che non si recherà a votare.
Un’astensione notevole: su 23 milioni di aventi diritto hanno votato poco più di 11 milioni.
Quelli che sono rimasti a casa sono soprattutto coloro che vivono nelle zone ostili al governo centrale, come la Kabiria. I dati ufficiali sono comunque dati truccati. Se dicono che nelle campagne il tasso era del 70, 80% viene da ridere perché quelle zone sono anche le meno popolate. Ad Algeri lo stesso governo dava il 39% di votanti, molto al di sotto della media precedente.
Come mai si è verificato allora questo astensionismo quasi di massa?
La gente è stanca dell’immobilismo politico del governo di Bouteflika, però sapendo che non hanno la possibilità di cambiare le cose si sono rassegnati. Questa è la realtà.
Che giudizio storico si può dare di questo presidente? Per alcuni è un fantoccio dell’esercito, per altri l’uomo che ha portato pace e stabilità dopo anni di guerra civile.
La miglior descrizione di Bouteflika è quella di un militare di cui hanno fatto un riformatore. Un presidente per caso. Quando in Algeria c’era la guerra di liberazione lui viveva in Marocco. Era sposato e con diversi figli, e hanno detto che era uno scapolo, poi lo hanno trasformato in una specie di profeta. Hanno costruito una figura che non corrisponde alla realtà. Rivendica il merito di aver messo fine alla guerra civile, di aver fatto due referendum per consacrare la fine della guerra e anche un’amnistia, però sono cose fatte nei suoi primi due mandati; nel terzo è stato praticamente assente. Il terzo si è rivelato un fiasco, su cinque anni di mandato ne ha passati la metà in ospedale.
Un potere il suo che dura da ben quindici anni. E’ il classico caso di regime nascosto della tradizione africana?
Quello che gli algerini si chiedono è: abbiamo bisogno di un altro dinosauro africano? Con tutti i dinosauri già al potere in tanti paesi africani, ci voleva anche il dinosauro algerino, ridotto fisicamente così male per governare un paese così importante dal punto di vista energetico e strategico? Non era meglio che avesse guidato l’Algeria verso una transizione?
Date le sue condizioni potrebbe morire da un giorno all’altro. Che cosa succederebbe?
Questa è l’altra domanda: che succederebbe? Ci sarà una guerra di potere e forse verrà finalmente a galla chi davvero ha governato e governa l’Algeria da anni.
Chi?
L’esercito e il fratello di Abdelaziz, che addirittura negli ultimi tempi firmava al posto suo.
C’è il rischio di una deriva egiziana? I Fratelli musulmani quanto contano in Algeria?
C’è un partito che si richiama a loro ma non ha grande sostegno. Non è questo il problema, l’Algeria è scossa da problemi sociali. La guerra civile aveva avuto motivazioni sociali, la mancanza del pane e del lavoro, oppure problemi di tipo etnico, gli scontri con diverse realtà etniche, ad esempio quella berbera. L’Algeria è l’unico paese africano che dalla sua indipendenza ha ancora una impronta socialista, ma escludo derive tipo quella egiziana o tunisina. Almeno per il momento.
Ali Benflis era una buona alternativa?
No, ma almeno sarebbe stato una faccia nuova. Anche se in realtà poco credibile visto che è stato primo ministro e prima ancora ministro della Giustizia. Quanto meno sarebbe stato un presidente senza problemi di salute e un po’ più giovane, che poteva rappresentare un cambiamento seppur piccolo. L’Algeria soffre di un immobilismo politico rovinoso. In tempi recenti abbiamo visto due regimi rovesciati, quello libico e quello tunisino, abbiamo visto una riforma costituzionale in Marocco, ma in Algeria, a parte la rimozione della legge di emergenza che era in vigore dal 1992, non c’è stato altro.
In Algeria c’è una minoranza cristiana, piccola, ma storicamente ben radicata. Quanto conta nel quadro sociale e politico algerino?
Bisogna distinguere fra due realtà quando si parla di cristiani in Algeria. Ci sono quelli di origine europea, che rappresentano un po’ l’ufficialità della Chiesa cattolica e che sono integrati nella vita sociale. Ma la vera comunità consistente è composta da convertiti e sono decine di migliaia per stessa ammissione del governo. La stampa tutte le settimane cita casi di convertiti e anche di processi e di confische della Bibbia.
Dove si trova in maggioranza questa comunità di convertiti?
Nelle zone di campagna o in quelle abitate dai berberi. Sono davvero tanti gli algerini che si convertono, c’è anche una presenza forte di chiese evangeliche e tutto questo preoccupa il governo. Sono conversioni numerose che si richiamano a Sant’Agostino che era proprio algerino. E’ un fenomeno molto interessante e molto bello, che potrebbe essere il segno di una futura conversione dell’Africa del nord.