Noi che in Siria in questi anni di guerra atroce non ci abbiamo mai messo piede non potremo mai sapere cosa significhi essere siriani. Questo popolo, fatto insieme di musulmani e cristiani, è un popolo martire che ha dato una delle più grandi lezioni di umanità al mondo, ma oggi che gli scontri sono in gran parte cessati, della Siria nessuno parla più. Eppure, “il popolo siriano è straordinario, ha una fierezza e un orgoglio della propria appartenenza che sono unici, stiamo ricominciando la vita di lavoro e quella quotidiana quasi come se non fosse successo nulla in questi anni” dice al sussidiario Gregorio Laham, patriarca emerito di Antiochia e di Gerusalemme dei Melchiti. Nonostante l’età e gli anni vissuti sotto le bombe ad Aleppo, Gregorio ha la voce forte quando ci dice che “stiamo riprendendo a vivere e lavorare”, quasi a dire a noi di stare tranquilli, che ce la faranno.
Come è la situazione attualmente in Siria? I combattimenti sono diminuiti parecchio, è così?
E’ vero. A Damasco la vita è molto più calma che nel recente passato e anche attorno alla capitale dove ci sono tanti villaggi, in una fascia dai 50 ai 100 chilometri il governo è riuscito a liberarli tutti. La cosiddetta “vallata dei cristiani” lungo il mare è pacificata e così anche Aleppo e il territorio attorno.
Il presidente russo Putin proprio in queste ore ha confermato che l’esercito di Mosca resterà ancora in Siria non si sa fino a quando. Questo significa che c’è ancora bisogno del loro aiuto o secondo lei è una mossa politica?
No, devono restare perché ci sono ancora scontri, nelle zone al sud vicino alle frontiere con Israele e Giordania e a nord dove ci sono i curdi. Però possiamo dire che il cuore del Paese è stato liberato.
La situazione nei territori liberati com’è?
I cittadini vivono in un maggior stato di sicurezza e si sentono nuovamente a casa loro. L’emigrazione verso l’estero si è fermata quasi del tutto.
Ci sono anche famiglie che tornano?
Soprattutto dal Libano, dove i profughi siriani sono tantissimi. Il governo libanese in cooperazione con quello siriano sta cercando di farne tornare a casa quanti più possibile, ma tutto si sta svolgendo in ordine. C’è pure qualche famiglia che torna dalla Germania e dalla Svezia, anche se sono poche.
Troveranno una situazione devastante, case distrutte, lavoro perso.
Ma la casa è la casa, per noi siriani. La forza spirituale e morale dei siriani è grande. A Maalula, storico centro dei cristiani di confessione melchita e ortodossa, che fu praticamente distrutto dai terroristi, già due anni fa abbiamo ricostruito più di 400 case. Anche nella regione di Homs la gente fa ritorno. Attorno a Damasco per adesso si torna ancora poco a poco, la guerra è finita non da molto.
La Chiesa cristiana, in tutte le sue varie confessioni che sono in Siria, è sempre stata in prima linea per aiutare il popolo.
Siamo molto impegnati, cattolici, greci, ortodossi, siamo sempre stati presenti e insieme alla gente in tutti questi anni. Tutti, anche i musulmani, sono stati un esempio straordinario di solidarietà verso il popolo tutto.
Il problema più grosso sarà trovare le risorse economiche?
Si riprende, si riprende lo stesso. Tante piccole aziende e officine a Damasco hanno già riaperto, la gente qui non perde tempo. Quello siriano è un popolo forte, che ricomincia come se non fosse accaduto nulla, è una cosa straordinaria. Siamo fieri di essere siriani.
(Paolo Vites)