Una serie di coincidenze alquanto bizzarre se non inquietanti quelle che si sono succedute nell’ultima settimana in Siria. Proprio mentre Erdogan, Putin e e Rouhani si incontravano per un tentativo di soluzione politica al dramma siriano, scoppiava il caso di un nuovo attacco con armi chimiche da parte di Assad contro gli ultimi ribelli di Ghouta e poche ore dopo veniva lanciato un attacco aereo contro la base siriana di Homs dove stazionano le truppe iraniane. L’immediata replica a parole da parte dell’occidente, con in testa Trump e Macron, si è risolta nel solito ritornello: abbattere “quell’animale di Assad”, cioè quello che si cerca di fare sin dall’inizio del conflitto, il 2011. Per l’inviato di guerra Gian Micalessin appena tornato dalla zona di Ghouta, le uniche fonti a proposito di uso di armi chimiche arrivano dai ribelli, come già in passato “quando ci siamo trovati davanti fotografie chiaramente taroccate”: “Ho visto con i miei occhi nella parte liberata di Ghouta laboratori chimici usati dai ribelli ed è ben strano che dopo aver quasi vinto una battaglia durata due mesi con l’uso di armi convenzionali, Assad decida ora di usare quelle chimiche. Non ha senso dal punto di vista militare”.
Micalessin, un bombardamento aereo sulla base siriana nei pressi di Homs a poche ore dal tweet di Trump che ha definito Assad “un animale” da abbattere per il presunto attacco chimico a Douma. Chi ne è stato artefice? Gli americani negano.
E’ stato sicuramente messo a segno da Israele, che ha già colpito questa base numerose volte dall’inizio della guerra, in quanto qui si trovano le milizie iraniane che rappresentano una spina nel fianco di Gerusalemme. L’Iran è “il nemico” e vederlo nei territori siriani rappresenta una minaccia inaccettabile.
Un attacco coordinato con gli americani?
Gli israeliani non si coordinano con nessuno, fanno quello che ritengono opportuno. Hanno approfittato delle voci sull’attacco chimico, un momento in cui tutti erano distratti. Dall’inizio della guerra hanno bombardato la Siria dozzine di volte colpendo convogli di Hezbollah, depositi di armi e infrastrutture militari iraniane.
Tornando invece all’attacco chimico su Douma, che idea si è fatto?
Trovo perlomeno strano che i russi, che sono presenti sul terreno con truppe e comandi, monitorano ogni attacco delle truppe siriane e coordinano l’evacuazione dei civili, abbiano permesso un simile attacco a un mese dal caso analogo di Novec che aveva attirato critiche proprio sulla Russia. Altro elemento strano è che dopo due mesi di offensiva in cui sono bastate le armi convenzionali si utilizzino adesso armi chimiche per schiacciare l’ultima roccaforte dei ribelli e proprio adesso che si sono concluse trattative per il ritiro dei ribelli stessi.
Sarebbe, se fosse vero, un utilizzo immotivato. Sappiamo che le accuse ad Assad di usare armi chimiche si sono sempre o quasi rivelate fasulle e che i ribelli stessi ne hanno invece fatto uso. A chi giova questa strategia?
Sono tornato da poco dalla Siria e nella parte di Ghouta liberata dai ribelli ho visto con i miei occhi un laboratorio con componenti chimiche. Sappiamo poi, perché lo ha detto lo stesso segretario americano alla difesa il 2 febbraio scorso, che non esistono prove ma solo rapporti sull’uso delle armi chimiche che arrivano da personaggi di parte ribelle coinvolti nel conflitto.
Non è strano che questa escalation avvenga proprio dopo l’incontro tra Putin, Erdogan e Rouhani?
Il timing è sicuramente bizzarro, però un attacco chimico presunto è la miglior giustificazione per rilanciare l’idea di un attacco ad Assad e alla Russia.
Cosa che Trump e Macron hanno fatto subito, seguiti da Regno Unito e Germania.
Siamo tornati alla situazione di sempre, un occidente che vuole a tutti i costi eliminare Assad ma senza prove e fonti che non siano quelle dei ribelli. Ricordiamoci che le loro immagini si sono dimostrate quasi sempre dei falsi. Abbiamo pianto tutti a vedere la foto del bambino siriano nell’agosto del 2016 abbandonato e ferito ad Aleppo quando poi il padre stesso del bambino in numerose interviste disse che gli era stato strappato dalle braccia per fotografarlo da solo nell’ambulanza e far colpo sugli occidentali.
L’incontro tra Russia, Turchia e Iran ha portato qualche risultato significativo?
Sostanzialmente non è venuto fuori molto. Rimangono differenze sostanziali tra Russia e Turchia, tra loro non c’è certo una alleanza ma un tentativo di trovare interessi comuni non facili, dal momento che i turchi sono sul territorio siriano ma anche tra iraniani e russi non c’è pieno accordo. Putin vede con timore una presenza eccessiva degli iraniani in Siria. Ma almeno è stato un tentativo politico di risolvere la crisi, mentre da parte occidentale si continua a parlare di guerra senza dire chi si vuole mettere al posto di Assad.
(Paolo Vites)