Rinvio a mercoledì per il vertice a quattro tra Merkel, Hollande, Putin e Poroshenko. Ieri la conference call tra i quattro leader non ha prodotto risultati, e si è deciso di rinviare tutto di tre giorni nella speranza di trovare un accordo. L’obiettivo è quello di “continuare a lavorare a un pacchetto di misure nel quadro degli sforzi per una soluzione globale del conflitto nell’Est”. Ne abbiamo parlato con Dario Fertilio, giornalista e scrittore, presidente di Libertates.com, associazione di ispirazione liberale.
Com’è in questo momento la situazione sul terreno in Ucraina?
La situazione è più favorevole a Putin e alla Russia, perché sul terreno stanno avanzando i separatisti e i soldati russi non ufficiali, con una serie di equipaggiamenti molto forti. Quello dell’Ucraina invece è un esercito semi-professionale, con un equipaggiamento inferiore. In questo momento Putin è il più forte, e l’unica vera arma che possono mettere sul campo la Merkel e Hollande è la forza militare di pronto intervento che la Nato ha organizzato lungo i confini orientali dell’Ue.
Perché questo stallo nelle trattative?
La Crimea è un punto quasi intrattabile per gli occidentali. Putin è convinto che “dove c’è un russo c’è la Russia”. Di fronte a questo non può che esserci un’occupazione militare, e la trattativa con l’Occidente non può avere nessun esito positivo.
Perché la Crimea è così vitale per Putin?
Dopo averla occupata e invasa, se dovesse per caso rimetterla in discussione significherebbe la sua fine politica. Perderebbe cioè qualsiasi credibilità di fronte al suo elettorato, che è insieme nazionalista e nostalgico della potenza sovietica.
Quindi il piano Merkel-Hollande è destinato a fallire?
Il piano Merkel-Hollande ha poche chance. Può al massimo ottenere un congelamento tattico della situazione. E’ riuscito di fatto a portare all’apertura di un corridoio umanitario, per fare sfollare i civili dalle zone più martoriate dalla guerra. Oltre a questo diventa però difficile, perché se, come sembra, Putin chiede di fatto un’autonomia dell’Ucraina orientale tale da poterla amministrare da Mosca, non credo che Merkel e Hollande possano accettare, a meno di trovarsi con le spalle al muro per motivi economici o militari.
La politica di Obama in Ucraina è condizionata dai Repubblicani che hanno la maggioranza al Congresso?
A differenza della politica interna, in politica estera Obama gode di un certo sostegno dei Repubblicani. La Casa Bianca sta però cercando di mettere ordine a una politica estera confusa e fallimentare. In Europa Orientale prima ha minacciato Putin, poi si è ricreduto, e ancora adesso non si capisce se Kerry sia o meno pronto a inviare armi agli ucraini per consentire loro di difendersi dall’aggressione russa. Siamo per fortuna nella fase finale dell’era Obama, e possiamo solo augurarci che il suo successore alla Casa Bianca abbia un diverso spessore internazionale.
Qual è invece l’obiettivo di Putin?
Putin è un personaggio insieme semplicissimo e molto complesso. Semplicissimo perché è un uomo del Kgb, e quindi si adatta alle circostanze in modo camaleontico come l’acqua si adatta al contenitore.
E in che senso sarebbe complesso?
A essere molto complessa è la sua strategia totalitaria, che mira all’avanzamento imperiale della Russia quando ciò è possibile. Quando invece non è possibile ci si ferma tatticamente e si prova da un’altra parte. La strategia di Putin in questo momento è quella di neutralizzare l’Ucraina, impedendole un ulteriore avvicinamento a Nato e Ue. Per farlo la Russia vuole occuparne una parte, esattamente come è avvenuto in Georgia, Moldova, Abkhazia e Transnistria.
A che punto intende fermarsi Putin?
La Russia di Putin è uno Stato totalitario che nasce sotto il segno della guerra, e che non può fare altro che avanzare se non vuole retrocedere rovinosamente. Secondo tutti gi analisti più importanti, Putin non si fermerà mai e se incontrerà resistenze raddoppierà la posta come fa un giocatore d’azzardo.
(Pietro Vernizzi)