Una sentenza quella pronunciata dalla Corte suprema dello Stato dell’Alabama, che non nasce da un caso relativo ad aborto, ma ha allo stesso modo uguale importanza nella difesa della vita. A scriverla in gran parte il giudice Tom Parker, relativamente a un caso che ha visto un neonato nascere già cocainomane, per l’uso che ne faceva la madre. In sostanza, il giudice ha sottolineato come i bambini nel grembo materno dovrebbero avere lo stesso status giuridico degli altri bambini confermando così la prima condanna di Sarah Janie Hicks per “la messa in pericolo chimico del suo bambino”. Il bimbo era infatti nato positivo al test della cocaina. La sentenza dunque riconosce che la parola “bambino” comprende anche lo status di nascituro, cioè ancora nel grembo materno. “E ‘ impossibile per un bambino non ancora nato essere una persona separata e distinta in un particolare momento nel tempo e di non essere una persona separata e distinta nello stesso punto nel tempo” si legge nella sentenza. Questo perché, si legge ancora nella sentenza, “un bambino non ancora nato ha un diritto inalienabile alla vita dalle sue prime fasi di sviluppo”. Ha diritto cioè non solo a una vita libera dagli effetti nocivi delle sostanze chimiche in tutte le fasi di sviluppo, ma anche diritto alla vita stessa in tutte le fasi di sviluppo. Trattare un nascituro come persona separata e distinta in soli selezionati aspetti sfida la logica e il nostro più profondo senso morale, ha concluso. I commentatori pro life hanno notato come questa sentenza ribadisce il diritto dei nascituri alla vita dopo decenni di sentenze e richieste giuridiche distorte e irrazionali, che hanno negato il concetto che ogni essere umano ha diritto a vivere.