Ore drammatiche dopo l’assalto di studenti islamici all’ambasciata inglese di Teheran. Con evidenti protezioni da parte della polizia iraniana che non è intervenuta, ieri centinaia di giovani hanno occupato gli edifici diplomatici incendiando documenti degli archivi e la bandiera britannica. Per alcuni attimi si era anche temuto per la sorte di sei impiegati dell’ambasciata, che sembrava fossero stati presi in ostaggio. Oggi l’inevitabile risposta inglese: il primo ministro Cameron ha definito l’assalto spaventoso e vergognoso, un assalto che non può non essere avvenuto senza qualche forma di sostegno del regime iraniano. Cameron ha promesso una dura reazione: al momento viene chiusa ogni rappresentanza diplomatica inglese in Iran e allo stesso tempo viene chiusa l’ambasciata di Tehran a Londra con l’espulsione di tutto il personale diplomatico. Anche la Norvegia ha chiuso la sua ambasciata a Tehran.
Il motivo dell’assalto di ieri è da individuare in una sorta di risposta alle recenti nuove sanzioni economiche messe in atto da Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada nell’annosa disputa sul piano nucleare militare iraniano. IlSussidiario.net ha contattato il giornalista Fausto Biloslavo, esperto di politiche medio-orientali, per avere un approfondimento sugli avvenimenti delle ultime ore.
Biloslavo, quanto c’è di fondato nel contenuto delle nuove sanzioni contro l’Iran che hanno provocato i fatti di ieri? Si denuncia che la costruzione della bomba atomica è iniziata dal 2003. E’ così?
L’Iran ha un programma nucleare civile avviato da tempo e se vuole può passare a quello militare, anzi questo passaggio è già in atto. Non significa però che ha la bomba, perché una bomba di questo tipo non si costruisce da un giorno all’altro: questa è la realtà dei fatti che noi conosciamo, il resto sono speculazioni. C’è piuttosto già una guerra in atto che per fortuna non è quella vera, ma è quella psicologica e quella segreta.
Di che si tratta? Ci spieghi.
Di quella psicologica abbiamo vista ieri una battaglia. Le recenti sanzioni sono il pretesto che ha scatenato questi Bajiji, i guardiani della rivoluzione e diversi giovani islamici filo regime che di recente sono stati attivi nelle repressioni dell’onda verde. Questi personaggi non è che vanno ad assaltare una ambasciata in diretta televisiva come è successo ieri perché lo decidono al mattino, ma perché qualcuno glielo ha ordinato, o li lascia fare. Non è un caso che con loro ci fosse un assai noto deputato del Parlamento.
Cosa ha voluto dire l’assalto all’ambasciata?
Lo hanno fatto per due motivi. Il primo è un messaggio di guerra psicologica: rispondere a muso duro alle sanzioni per far vedere che sono sempre proniti a reagire all’Occidente.
E il secondo motivo?
Sta nel fatto che la battaglia di ieri fa parte anche di un braccio di ferro interno. Il regime non è più un monolite, è diviso, c’è una spaccatura forte tra i turbanti, gli ayatollah guidati da Khamenei, e – per assurdo – il premier Ahmadinejad che di fatto rappresenta una grossa fetta di pasdaran. Questi rappresenta una sorta di potere sempre islamico e sempre anti israeliano e occidentale, però è un potere laico che si contrappone a quello religioso. Si tratta di una guerra interna fra due fazioni per problemi di potere. La questione nucleare ad esempio viene usata dalle due fazioni come terreno di battaglia. Ecco perché il ministro degli Esteri iraniano ieri ha condannato l’attacco all’ambasciata, perché evidentemente l’attacco è stato ordinato dai religiosi.
In questa guerra psicologica esterna invece ci sono dentro anche gli israeliani?
Certo, è continua: lasciano trapelare che fanno esercitazioni militari a largo raggio, un modo per dire ci prepariamo a bombardare l’Iran, ma in realtà l’Iran si guardano bene dal bombardarlo fino a quando almeno non ci sarà una bomba vera.
Una situazione senza apparente sbocco.
Infatti: si tira la corda da una parte e dall’altra, però tutti fanno orecchie da mercante. Gli iraniani dicono giustamente di non avere la bomba, anche se questo non esclude che la stiano facendo. Israele invece è giustamente preoccupata e dice ci prepariamo ma non bombardiamo. Infine c’è una guerra segreta in corso già da tempo.
Cioè?
Ogni tanto succedono strani incidenti, strani episodi. Due settimane fa durante un test salta per aria un esperto dei pasdaran, guarda caso. Ogni tanto uno scienziato nucleare o muore o scappa all’estero, le centrifughe iraniane vengono infettate da strani virus che non arrivano certo dal cielo e che causano uno stop ai lavori nucleari di circa un anno.
Che fine ha fatto l’onda verde, l’opposizione interna?
L’opposizione iraniana non è la primavera araba: è controllata, ha degli spazi di movimento minimi, se si permettesse di fare come in Egitto o in Libia ci sarebbe un bagno di sangue e quindi non ha grandi spazi di manovra. Anche se per motivi generazionali è destinata a lungo e medio termine a far arrivare i nodi al pettine della pseudo teocrazia iraniana, perché qualcosa dovrà cambiare.
L’occidente in tutto questo quadro cosa fa?
Quello che può fare è accudire l’opposizione interna iraniana, anche se è molto difficile stabilire contatti, ma allo stesso tempo senza chiudere completamente al regime; tranne che in episodi come quello di ieri, ovviamente. Infine, fare da cuscinetto con Israele: sono infatti convinto che se gli iraniani arriveranno alla bomba, la useranno.