Anche il Guatemala intende trasferire la sua ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Lo ha annunciato il presidente Jimmy Morales pochi giorni dopo che si è alleato con gli Stati Uniti e altre nazioni per riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. «Cari abitanti del Guatemala, oggi ho parlato con il Primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, abbiamo parlato delle eccellenti relazioni che abbiamo avuto come nazioni da quando il Guatemala ha sostenuto la creazione dello Stato di Israele», ha dichiarato il presidente attraverso un post su Facebook. Inoltre, ha evidenziato che uno dei temi più importanti è stato «il ritorno dell’Ambasciata guatemalteca a Gerusalemme». Infatti, Morales ha annunciato di aver dato istruzioni al Cancelliere «per avviare il rispettivo coordinamento in modo che possa essere così». Due giorni fa aveva affermato che il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele è «la via giusta» e che quel paese è un «alleato del Guatemala», quindi intende «sostenerlo». (agg. di Silvana Palazzo)
TRUMP “ARMA” L’UCRAINA, PUTIN MINACCIA
Mentre cresce la tensione con la Corea del Nord, gli Stati Uniti devono fare i conti anche con la Russia. I rapporti si stanno incrinando sempre di più, soprattutto dopo l’approvazione della vendita di armi al governo ucraino, che da tre anni fronteggia la secessione delle repubbliche filtrasse di Donetsk e Lugansk. La portavoce del Dipartimento di Stato, Heather Nauert, ha annunciato l’affare da 350 milioni di dollari. «Gli Stati Uniti hanno deciso di fornire all’Ucraina migliori capacità difensive come parte del nostro sforzo per aiutarla a proteggere la propria integrità territoriale e scoraggiare aggressioni». La Russia, che dal 2014 sostiene i secessionisti del Donbass dopo aver annesso la Crimea, avvertono: «Gli Usa hanno oltrepassato la linea del coinvolgimento nel conflitto». Così ha parlato da Mosca il viceministro degli Esteri Sergei Rybakov. Per il suo parigrado Grigorij Karasin ci sono rischi per il processo di pace: «La decisione degli Usa indebolisce il lavoro per l’attuazione degli accordi di Minsk del 2015 perché sostiene il “partito della guerra” a Kiev, le forze politiche favorevoli all’uso della forza per la soluzione della crisi del Donbass». (agg. di Silvana Palazzo)
COREA DEL NORD: “DA ONU ATTO DI GUERRA”
La Corea del Nord ha reagito duramente alle nuove sanzioni imposte dall’Onu. «Un atto di guerra», così le ha bollate il ministero degli Esteri di Pyongyang, come riportato dalla Bbc. «Consolideremo ulteriormente il nostro deterrente nucleare per sradicare radicalmente le minacce nucleari degli Usa, i loro ricatti e le mosse ostili per stabilire un equilibrio con i loro armamenti», ha aggiunto nella nota. Le ultime sanzioni Onu sono considerate «una violenta violazione della sovranità» e «un atto di guerra che distrugge la pace e la stabilità della penisola coreana e di una vasta regione». Secondo il regime di Kim Jong-un, gli Stati Uniti temono il completamento della loro forza nucleare: «Stanno diventando sempre più deliranti nelle mosse per imporre sanzioni sempre più severe e pressioni sul nostro Paese. Consolideremo ulteriormente la nostra difesa nucleare come deterrente finalizzato a sradicare radicalmente le minacce nucleari statunitensi, i loro ricatti e le mosse ostili per stabilire un equilibrio con i loro armamenti», ha concluso il ministero degli Esteri della Corea del Nord. (agg. di Silvana Palazzo)
“COREA DEL NORD PUÒ COLPIRE OBIETTIVI CIVILI”
Si è fatto un gran parlare, in questi mesi, della possibilità che una Terza Guerra Mondiale scoppi in ragione delle tensioni registrate tra Usa e Corea del Nord. In questo senso non contribuisce a rassenerare il clima l’ultima risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che ha inasprito le sanzioni nei confronti di Pyongyang, limitando le importazioni di greggio e di derivati (quali diesel e kerosene) oltre che le esportazioni di generi alimentari, macchinari e altre merci. Un colpo inflitto all’economia della Corea del Nord, che finora ha dimostrato di riuscire a sopravvivere nonostante lo sforzo della comunità internazionale di piegarla per costringerla a trattare sul nucleare. Come riportato da Sputnik, a mostrare preoccupazione è un commento proveniente dal dipartimento informativo del ministero degli Esteri russo, che afferma:”Chiediamo a tutte le parti interessate, in particolare la Corea del Nord e gli Stati Uniti, di mostrare moderazione e abbandonare le azioni gravide di conseguenze imprevedibili e devastanti per l’intera regione dell’Asia nord-orientale“.
I RISCHI PER L’OCCIDENTE
Ma quali sarebbero i rischi per l’Occidente nel caso in cui una Terza Guerra Mondiale dovesse realmente avere inizio? Mathieu Duchatel, vicedirettore del Programma Asia e Cina dello European Council on Foreign Relations, intervistato da La Stampa, spiega che ad essere coinvolti da un eventuale conflitto sarebbero anche i civili:”Nei suoi media ufficiali, la Corea del Nord non fa distinzione tra obiettivi tattici e strategici. Ci sono obiettivi sia militari che civili. Quelli militari includono le basi statunitensi nell’Asia pacifica, mentre gli obiettivi civili includono città in Giappone e negli Stati Uniti. Avrebbe potuto essere diverso. La Corea del Nord avrebbe potuto dire che le sue armi nucleari erano state sviluppate solo per colpire siti militari. L’obiettivo è ottenere il massimo effetto deterrente”. L’esperto ammette che i dubbi maggiori riguardano la precisione incertezza riguardo alla precisione dei missili nordcoreani poiché “non si sa se i militari di Pyongyang siano in grado di miniaturizzare le testate nucleari, in modo da adattarsi a un missile balistico, e se abbiano le capacità di padroneggiare la tecnologia per rientrare nell’atmosfera terrestre senza esplodere in volo a causa del calore. Nonostante queste limitazioni, i programmi nucleari e balistici nordcoreani stanno compiendo continui e rapidi progressi”.