Il carcere militare degli Stati Uniti di Guantanamo ha segnato una delle pagina più controverse della storia recente del paese guidato da Barack Obama. Innumerevoli le fotografie e i filmati e le testimonianze di quelle che sono considerate vere e proprie torture ai danni dei sospetti terroristi detenuti nel carcere di massima sicurezza americano a Cuba. Tanto che lo stesso Barack Obama usò la chiusura del carcere come cavallo di battaglia nella corsa alla presidenza USA. Poi si limitò a una moratoria dei processi militari. Oggi, invece ne ratifica la ripresa.
La notizia di oggi è che il presidente americano Barack Obama ha rimosso la moratoria da lui stesso imposta nel 2009 contro nuovi processi ai danni dei detenuti del carcere di massima sicurezza di Guantanamo (situato a Cuba) sull’onda degli scandali nati per i metodi di interrogatorio che sarebbero stati utilizzati per ottenere le testimonianze dai detenuti. La Casa Bianca ha fatto sapere di essere intenzionata alla chiusura di Guantanamo e di cercare però di “smistare” i 172 prigionieri in diversi stati (principalmente europei). Il problema è che il tentativo diplomatico di ottenere appoggio da paesi terzi (come evidenziato da diversi cablogrammi resi noti dal sito di controinformazione Wikileaks) non sono andati a buon fine, mentre il sistema giudiziario americano non pare in grado di assorbire e giudicare i presunti terroristi per l’opposizione del Congresso e per alcuni ostacoli di tipo giuridico, primo fra tutti lo status dei detenuti.
Il Wall Street Journal pubblica oggi un corsivo dal titolo molto esplicativo, ancorchè ironico: “Obama ratifies Bush”. Ecco come il prestigioso giornale americano legge la decisione del presidente Usa di riaprire i processi militari di Guantanamo. “Nessuno ha fatto più dell’amministrazione Obama per rivitalizzare la reputazione delle politiche di Bush nell’ambito dell’antiterrorismo”. Non ha preso bene la decisione di riaprire i tribunali militari per i terroristi, che appunto Obama aveva unilateralmente deciso di sospendere due anni fa. Troppo debole la dichiarazione della Casa Bianca secondo cui “procederà l’impegno per procedimenti civili contro il terrore”. Per il WSJ “non significa molto”. Anche perchè – sottolinea l’incongruenza – “l’anno scorso il Congresso a maggioranza democratica ha bloccato il finanziamento per il trasferimento dei prigionieri da Guantanamo agli Stati Uniti per un processo civile, e certamente la cosa non cambierà con i Repubblicani”
Sembrano ormai lontanissimi i tempi in cui – solo tre mesi fa – il primo ministro britannico David Cameron trasmetteva al parlamento la dichiarazione ufficiale secondo cui l’Inghilterra di faceva carico delle responsabilità dei servizi segreti di Sua Maestà negli interrogatori condotti con metodi non ortodossi ai danni dei detenuti del carcere di Guantanamo. Si parlava di cifre di milioni di sterline di risarcimenti.
Così, al di là dei proclami, il carcere di Guantanamo rimane più attivo di prima, con la ripresa dei processi militari. La contestata prigione militare di Guantanamo è collocata ai bordi di un’insenatura nella punta sud-est dell’isola di Cuba, lontana 13 mila chilometri dall’Afghanistan, in una zona speciale chiamata ‘Campo Delta’. Così come durante l’amministrazione Bush, non è stato risolto il nodo più importante: Bush, che più volte al pari di Obama aveva ribadito di voler chiudere Guantanamo, non era mai arrivato a prendere una decisione definitiva motivando la sua indecisione con la necessità di stabilire prima che cosa fare con quelli che l’America riteneva terroristi e ‘combattenti nemici’. Anche Obama, probabilmente, è in mezzo a questo guado.