“Il futuro della Siria purtroppo è sempre di più nelle mani dei kalashnikov e dei cannoni, di Al Qaeda e della Russia. Le nuove sigle ribelli e la conferenza di pace di Ginevra 2 si sono dimostrate soltanto delle sceneggiate prive di valore”. E’ il giudizio impietoso di Domenico Quirico, giornalista de La Stampa, rapito tra il 9 aprile e l’8 settembre scorso mentre si trovava in Siria. Mentre si diffondono su diversi siti internet gli allarmi per un attacco dei miliziani contro il governo di Assad, anche con mezzi e – ovviamente – capitali stranieri, a contare in questo momento, spiega Quirico, sono soltanto l’esercito di Assad e le milizie jihadiste. Ilsussidiario.net ha chiesto all’inviato un’opinione sulla costituzione del cosiddetto “Fronte meridionale”, una formazione creata dai comandanti di 49 brigate delle regioni di Homs, Damasco, Daraa, Qunaytra e Suwayda e costituita attualmente da circa 30mila miliziani ribelli che si oppone tanto al regime di Damasco quanto ad Al Qaeda.
Quanto conta nello scenario del conflitto questa nuova sigla del “Fronte meridionale”?
Di sigle in Siria ce ne sono a bizzeffe, ma quelle che contano effettivamente sul terreno sono molto poche. Anzi il moltiplicarsi delle sigle è segno del fatto che la ribellione sta perdendo terreno.
Che cosa ne pensa del tentativo di costruire una “terza via” che non sia schierata né con Al Qaeda né con Assad?
La terza via c’era già, era l’Esercito Siriano Libero che però è stato spazzato via. In Siria le forze sul terreno attualmente sono due: da un lato c’è il regime, che ha il suo esercito, i suoi appoggi internazionali, la sua strategia, e dall’altra ci sono le forze dell’islamismo radicale. Quest’ultimo è rappresentato da gruppi divisi, ma uniti da un unico progetto. La “terza via” è una definizione che già di per sé porta iella, in Siria non esiste più né si può riformare perché non esistono le condizioni militari perché ciò avvenga.
Perché il desiderio di democrazia dei siriani è passato in secondo piano rispetto al progetto di Al Qaeda?
Il motivo è molto semplice, gli aspiranti democratici sono finiti tutti sottoterra. A ucciderli è stato il fatto che nessuno li ha aiutati, nessuno ha collaborato con loro, e la responsabilità è interamente nostra. Nel momento in cui questi gruppi di ribelli laici avevano bisogno di armi, di qualche cannoncino contraereo e noi non gli abbiamo dato nulla sono stati letteralmente annientati. Noi non abbiamo alcuna influenza su quanto è avvenuto in Siria e siamo privi di qualsiasi autorità morale per insegnare ai siriani che cosa devono fare.
Alcuni vescovi siriani hanno chiesto agli Stati Uniti di smettere di sostenere i ribelli. Che cosa ne pensa di questo appello?
E’ ovvio che se le formazioni qaediste vincono non ci sarà più posto per alcuna comunità cristiana in Siria. In questo scenario, l’unica chance di sopravvivenza per i cristiani sarebbe quella di accettare l’apartheid ed essere cittadini di serie B. I cristiani siriani hanno evidentemente interesse a fare sì che le formazioni qaediste non vincano la guerra. Dato che l’unico avversario dei gruppi jihadisti è purtroppo il regime, corrotto e insopportabile, di Bashar al-Assad, i vescovi accettano la teoria del cosiddetto “male minore”.
Eppure in questo modo i vescovi non rischiano di indebolire anche l’opposizione laica?
Le sigle che abbiamo visto a Ginevra, e cui noi facciamo finta di credere come rappresentanti dell’opposizione siriana, non significano nulla. I loro leader sono dei signori che vivono a sbafo negli alberghi a cinque stelle dell’Occidente, e che non hanno alcuna possibilità di influenzare le operazioni militari che si svolgono sul terreno siriano.
Il governo siriano ha criticato l’America per il fatto di aver creato un clima negativo a Ginevra 2. Che ne pensa?
La conferenza di pace è stata un’enorme sceneggiata costruita per permettere agli americani e agli europei di illudersi che potevano ancora decidere il futuro della Siria. Nella realtà non c’era la benché minima possibilità che da Ginevra uscisse qualcosa di buono, tanto è vero che nessuno ci ha nemmeno provato. In Siria il futuro si decide con i cannoni e i kalashnikov, e l’unica potenza internazionale a essere influente è la Russia. Il segretario dell’Onu Ban-Ki Moon è invece totalmente ininfluente.
(Pietro Vernizzi)