LIPSIA — Si è chiusa domenica scorsa la centesima edizione del “Katholikentag”. Si tratta di un incontro che si svolge ogni due anni (in alternanza con quello organizzato dalla Chiesa evangelica luterana) simile al Meeting di Rimini, che non è però in questo caso il frutto di un movimento ecclesiale, ma dalla Chiesa cattolica in Germania sotto la direzione dei suoi vescovi. Il centesimo Katholikentag si è svolto a Lipsia, in Sassonia, uno dei nuovi Länder post-riunificazione.
Più di un anno fa ne avevo parlato perché un gruppo di cittadini a Lipsia si era speso per evitarne la realizzazione, motivando questa scelta con il fatto che la città avrebbe altre esigenze sociali e culturali. Non sarebbe stato lecito — secondo loro — usare le tasse dei cittadini tedeschi per sostenere una manifestazione culturale per nulla “inculturata” nella città. Avevo sopravvalutato l’importanza di quell’iniziativa, ma l’intuizione che mi aveva portato a sopravvalutarla si è rivelata giusta. Infatti il Katholikentag non poteva, in una regione con circa il 2 per cento di cattolici, che ricevere un’ accoglienza alquanto fredda. Il cardinale Karl Lehmann aveva ragione di mostrarsi preoccupato per le sale semi vuote, anche se questo mostra piuttosto la scarsa conoscenza della realtà dei nuovi Länder da parte dell’ex presidente della Conferenza episcopale tedesca.
Il nuovo presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zentralkomitee der deutschen Katholiken, ZdK), Thomas Sternberg, con la decisione di non invitare a parlare al Katholikentag i politici del partito Alternative für Deutschland (AfD), che nel Land adiacente, la Sassonia-Anhalt, in marzo ha raggiunto il 24 per cento dei voti nelle elezioni regionali, non ha fatto solo il favore più grande che si potesse fare all’AfD, ma ha dimostrato anche l’incapacità del comitato dei laici cattolici, e dei vescovi che lo hanno seguito su questo punto, di comprendere la realtà dell’est della Germania.
A Lipsia il ministro degli Interni Thomas de Mezière ha difeso la Caritas e tanti suoi volontari dall’attacco di un politico bavarese che aveva accusato le associazioni sociali cristiane di arricchirsi con la gestione dell’accoglienza dei profughi, ma questo non è un buon motivo per non dialogare con un partito che nel giro di pochi mesi ha superato la soglia del 20 per cento di voti. Anche voler difendere la differenza tra il sì al dialogo con chi vota l’AfD e il no al dialogo con i politici votati, non regge se si vuole prendere sul serio la democrazia rappresentativa di un paese.
Alcuni si sono stupiti che realtà associative e persone che si occupano dei problemi sociali di una città come Lipsia non siano stati presi sufficientemente sul serio. Lipsia è certamente la città più ricca della regione, ma piena di grandi contraddizioni, come quella dei bambini e dei giovani che vivono per la strada e pernottano nei palazzi fatiscenti che stanno ancora alla periferia della città a 25 anni dalla caduta del muro di Berlino. Come non invitare e valorizzare, in un incontro ecclesiale che porta il titolo “Ecce homo”, una persona come Gabi Edler, una donna di settant’anni che dall’89 si occupa di questi piccoli come una madre Teresa laica?
Ciò non toglie che il Katholikentag, nelle sante messe celebrate nella Augustusplatz di Lipsia, sia stato anche un luogo di incontro con il fatto cristiano: l’invito dell’arcivescovo di Berlino Heiner Koch — “prendete sul serio la possibilità di incontrare Cristo” — è risuonato nella città e porterà certamente i suoi frutti, ma per essere interamente credibile era necessaria una vera “inculturazione” del Katholikentag, che c’è stata solo in parte.
I responsabili del ZdK sono troppo occupati con i loro problemi clericali per essere fautori di un reale movimento di inculturazione in una regione che non ha un grande legame con la Chiesa: ad esempio intendono presentare a papa Francesco — che aveva mandato, in occasione della manifestazione, un messaggio inaugurale in lingua tedesca sul grande tema della misericordia — una petizione perché la Chiesa romana riconosca il diaconato delle donne, che nelle loro intenzioni non può essere inteso che come primo passo per il riconoscimento del loro stato sacerdotale. Forse si potrebbe invece invitare Sternberg a riformare in primo luogo questa istituzione dei cattolici laici in Germania, piuttosto che chiedere a Francesco riforme che dimostrano una totale mancanza di quel “sentire cum ecclesia” che anche nell’Amoris Laetitia il papa vede come presupposto per ogni passo fecondo della “ecclesia sempre reformanda”; per esempio, potrebbero cominciare proprio con la nomina di una donna al vertice dello ZdK.
All’opposto di questo clericalismo sta un semplice fatto, anch’esso emblematico, di come dei laici senza alcun potere ecclesiale possano far vedere che Cristo non si è fermato alle porte di Lipsia, ma vi è entrato. Davanti ad una chiesa gli organizzatori del Katholikentag avevano montato un tappeto elastico per bambini. Quando si è timidamente avvicinata una famiglia musulmana perché i bambini erano attratti dal gioco e volevano saltare in compagnia degli altri bambini, una famiglia di giovani cattolici ha subito invitato il papà e la mamma musulmani a sedersi con loro mentre i bambini giocavano insieme. Questo è l’uomo — “Ecce homo” —, con nel cuore il mistero dell’amore gratis che Cristo ha rivelato al mondo.