Immediata arriva la reazione di Donald Trump allo “scoop” di satelliti-spia americano sugli scambi Cina-Corea del Nord: su Twitter il presidente Usa si scaglia contro l’omologo premier cinese con cui solo qualche settimana fa erano arrivati importanti accordi strategici-diplomatici anche sul fronte della lotta alla Corea del Nord (tanto che Xi Jinping ha adottato misure e sanzioni dure contro Pechino). «Catturati con la “mano rossa”: sono molto deluso che la Cina permetta che il petrolio venga trasportato in Corea del Nord. Non ci sarà mai una soluzione pacifica e fraterna al problema della Nord Corea se tutto ciò dovesse continuare ad accadere». Va detto che non è certo la prima volta che si discute sulle “permissioni” che la Cina negli anni ha lasciato andare a Pyongyang e Trump non sta certo dicendo una falsità “impossibile”: ci sono le prove ma il fatto che non “stupiscano” nessuno la dice tutta sul rapporto a doppio filo che da decenni, non certo da mesi, intercorre tra Pechino e il regime di Kim Jong-un. (agg. di Niccolò Magnani)
Caught RED HANDED – very disappointed that China is allowing oil to go into North Korea. There will never be a friendly solution to the North Korea problem if this continues to happen!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 28 dicembre 2017
SATELLITI-SPIA USA, “CINA DÀ PETROLIO A PYONGYANG”
Alcune immagini satellitari avrebbero tradito definitivamente Pechino e la Cina intera. Sono gli scatti che emergono dai satelliti-spia degli Stati Uniti e dai quali si vedono alcune navi di Pechino mentre forniscono illegalmente petrolio alla Corea del Nord. Eppure, proprio la Cina ha di recente votato a favore delle sanzioni dell’Onu contro il regime di Kim. Ecco ora svelato il suo doppiogioco, come rivela Libero Quotidiano, tradito da quelle immagini che inchioderebbero Pechino alle sue responsabilità. Secondo le ultime indiscrezioni, la fornitura di petrolio cinese alla Corea del Nord da ottobre ad oggi sarebbe stata effettuata almeno una trentina di volte. A pubblicare le immagini che svergognerebbero la Cina è il sito sudcoreano Chosum Illbo dal quale emergono anche i nomi delle petroliere coinvolte nello scambio nelle acque del Mar Giallo, nei pressi delle coste cinesi. Quanto immortalato sarebbe una palese violazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza 2375, adottata a settembre dopo il test con la bomba H. esattamente lo scorso venerdì l’Onu ha introdotto nuove sanzioni a carico del regime di Kim che riduce l’import massimo a 500 barili di petrolio per il nuovo anno. La Corea del Sud si è astenuta dall’accusare in modo diretto Pechino ma sostiene al tempo stesso che gli scambi illegali continuerebbero fino a quando i cinesi non si impegneranno nella lotta al contrabbando del petrolio in mare. Dai dati ufficiali, di contro, la Cina non mostra alcun invio di greggio a novembre. Al tempo stesso le immagini andrebbero ad inasprire ulteriormente i rapporti tra Cina e Usa ma anche quelli a livello globale. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
TILLERSON: “CINA FACCIA DI PIÙ PER LA CRISI IN COREA DEL NORD”
Un lungo discorso espresso dal Segretario di Stato Rex Tillerson sull’editoriale di oggi tra le colonne del New York Times: un bilancio di fine anno per il più “ostico” diplomatico della presidenza Trump, stimato ma non amato dal presidente ma anche uno dei pochi ad essere resistito al primo anno di ciclone Donald alla Casa Bianca. «Sono fiero della nostra diplomazia, basta con la politica fallimentare della pazienza strategica. Nel corso di quest’anno gli Stati Uniti hanno fatto fronte a sfide enormi con la Corea del Nord, la Cina e la Russia, e con i loro immensi sforzi per combattere il terrorismo. Ma gli americani devono sentirsi incoraggiati dai progressi del Dipartimento di stato e dell’Agenzia per lo sviluppo internazionale che hanno dato un forte impulso per la stabilità e la pace globale», ha detto sul NYT il capo della diplomazia americana. Sul fronte particolare della Corea del Nord, continua il braccio di ferro con Pyongyang: «una porta di dialogo resta aperta ma fino a che non ci sarà denuclearizzaione, la pressione continuerà. Su questo, invito la Cina a fare molto di più per fermare la Corea del Nord».
PUTIN, “ATTENTATO IN SAN PIETROBURGO, REAGIREMO”
L’esplosione avvenuta ieri a San Pietroburgo è un mero atto di terrorismo contro la Russia e contro il suo presidente, Vladimir Putin: questo il pensiero “tradotto” dello “zar” che in questa città ci è nato e che già in più occasioni l’ha visto simbolo di attacchi terroristici “simbolici”. «È un atto terroristico, ho dato ordine al direttore dei Servizi federali di sicurezza di agire a norma di legge, solo a norma di legge, quando impegnati nelle operazioni di arresto dei terroristi», spiega Putin questa mattina in conferenza stampa. Un attacco contro la Russia, impegnata nella guerra in Siria ma anche nelle principali dinamiche internazionali con il forte rischio di una guerra mondiale imminente e dalle proporzioni incalcolabili. «Nel caso però in cui dovesse esserci un rischio per i nostri agenti – ha sottolineato ancora il presidente russo – si dovrà agire con decisione, non catturare nessuno e uccidere i terroristi sul posto». Putin lancia il monito, il riferimento è diretto all’Isis e a chiunque voglia mettere in difficoltà la gestione politica e strategica della Russia: il “patto” con Trump per ora regge, ma il 2018 sarà un anno decisivo per capire fino a fondo le dinamiche strategiche e “gestionali” dell’immensa portata dello scontro internazionale in atto su più fronti e dove nessuno sa fino in fondo chi è il proprio nemico da combattere. (agg. di Niccolò Magnani)
RUSSIA, “OCCIDENTE NON RIPETA ERRORE DI NAPOLEONE”
Se è vero che la Russia di Putin si è proposta come soggetto mediatore tra Usa e Corea del Nord, lo è altrettanto che l’Occidente continua a diffidare di Mosca e in caso di Terza Guerra Mondiale – con ogni probabilità – si scontrerebbero in battaglia. Ad evidenziare il clima da Guerra Fredda che si respira spesso e volentieri è arrivato un post su Twitter dell’ambasciata russa in Sudafrica in cui è stato lanciato un monito nei confronti dell’Occidente. In occasione del 205° anniversario della cacciata delle truppe di Napoleone dalla Russia, l’account dell’ambasciata sovietica ha cinguettato:”Il 26 dicembre 1812 l’Impero Russo fu completamente liberato dall’invasione dell’esercito di Napoleone; un’altra invasione occidentale della Russia terminò con la totale disfatta degli aggressori”. Il post è stato accompagnato dai seguenti hashtag: “Impara la storia” e “Non essere destinato a ripetere gli stessi errori” (#LearnHistory e #NotToBeDoomedRepeatingSameMistakes)
On 26 December 1812 the Russian Empire’s territory was fully liberated from the invading Napoleon’s army – yet another Western invasion into Russia resulted in a total defeat of the aggressors #LearnHistory #NotToBeDoomedRepeatingSameMistakes pic.twitter.com/t1247Mn9P7
— Russia in RSA ???? (@EmbassyofRussia) 26 dicembre 2017
CELEBRAZIONI IN COREA DEL NORD
Comunque la si guardi, le possibilità che scoppi una Terza Guerra Mondiale sono molto legate a ciò che accade in Corea del Nord. Il regime comunista di Kim Jong-un continua a tenere il Pianeta con il fiato sospeso. La paura di un attacco nucleare prima, le voci che vogliono Pyongyang pronta a dare il via ad un attacco con armi batteriologiche poi: insomma, la situazione non è delle più semplici. Ad aumentare le difficoltà nel rapportarsi con Pyongyang, il fatto che non si conoscano abbastanza le abitudini del leader del Paese. Di fronte a che tipo di soggetto ci troviamo? Di certo ad un amante delle tradizioni. Meglio se legate alla sua dinastia. Ecco perché, da quel che si apprende, è stato celebrato su larga scala il centenario della nascita della nonna di Kim, tale Kim Jong-suk, eroina che si crede sia nata alla vigilia di Natale del 1917 da una povera famiglia e si dice sia morta durante la sua attività da partigiana in opposizione all’Impero giapponese che stava tentando di occupare la Nord Corea. La nonna del dittatore attualmente al potere morì a soli 31 anni, nel 1949.