“Come sempre nelle cose militari, si sa come si comincia ma non come si finisce”. Il generale Carlo Jean, contattato da ilsussidiario.net, esprime tutta la sua perplessità per quella che comunque non vuole definire un’invasione. Tutti i media alla notizia dell’ingresso delle truppe israeliane nella striscia di Gaza hanno infatti parlato di invasione; per Jean “si tratta invece di una operazione tendenzialmente limitata, sulle zone di confine, per distruggere i tunnel dove vengono nascosti i missili di Hamas”. Ma naturalmente – ha detto ancora – “sarà possibile una controffensiva di Hamas o dei gruppi terroristici della jihad islamica e allora ci sarà una escalation di cui non possiamo prevedere il reale contenuto”. La svolta minacciata più volte dal governo di Tel Aviv è giunta dopo giorni di bombardamenti reciproci e nonostante continui incontri diplomatici al Cairo, condotti dall’Egitto, in sale separate tra i rappresentanti palestinesi e quelli israeliani che hanno rifiutato di mettersi a un tavolo comune. Colloqui che però sembravano dare un risultato, con almeno due proposte di cessate il fuoco che Israele aveva accettato, mentre Hamas le ha rifiutate. Jean spiega perché non si riesce a raggiungere una intesa.
Prima dell’attacco via terra c’è stata un’intensa attività diplomatica sotto la guida dell’Egitto. Come mai secondo lei non si è ottenuto nulla?
Israele e Hamas hanno obbiettivi inconciliabili fra loro. Un accordo di tregua abbastanza definitivo praticamente sancirebbe la vittoria di Hamas, in un modo molto simile a quanto dichiarato anni fa da Hezbollah. In realtà non fu una vittoria, fu una non-vittoria rappresentata come una vittoria. Israele dal canto suo al momento non può accettare una tregua per via delle divisioni all’interno del governo israeliano. Molti falchi stanno premendo per un’occupazione di Gaza con cui risolvere in modo definitivo la questione.
Anche Hamas dice che una tregua sarebbe per loro una dichiarazione di resa.
Nessuno può giungere a una tregua vera senza ottenere lo smantellamento dei missili di Hamas, che sembra siano migliaia, di cui molti anche capaci di colpire alla lunga distanza. Proprio per questo stanno tenedo in grande ansia la popolazione civile israeliana. Lo vediamo con le sirene che suonano a Tel Aviv, a Gerusalemme e addirittura ad Haifa. C’è un forte impatto psicologico sulla vita di tutti i giorni, il governo israeliano questo non può accettarlo. Ma c’è un braccio di ferro all’interno del mondo politico israeliano che rende difficile un accordo di tregua.
E della posizione di Hamas che cosa ne pensa?
Hamas vede con molto sospetto la mediazione egiziana. Come sappiamo Hamas è una branca dei Fratelli musulmani che in Egitto sono stati fatti fuori dall’attuale governo. I palestinesi pensano che l’Egitto voglia minare questo gruppo della fratellanza musulmana che esiste ancora a Gaza.
Qualcuno ha parlato di una possibile mediazione da parte dell’Iran, pensa che sia possibile?
Bisogna vedere se l’Iran è in condizioni di poterlo fare. Per Teheran la mediazione sarebbe abbastanza problematica.
Perché?
Perché se sostiene Hamas allora sostiene anche gli Hezbollah, Assad e così via. In alternativa fa un’azione super partes, da arbitro, in cui Israele però non si può accontentare di un risultato solo parziale.
Dal punto di vista militare, come giudica quanto accaduto finora?
Quindi l’opzione dell’attacco via terra è l’unica opzione?
La guerra dei giorni scorsi, fatta di bombardamenti reciproci, è stata pura guerra di logoramento, che ha portato a uno stallo risolto con l’attacco via terra.
Come giudica militarmente l’invasione?
Non è un’invasione, le forze israeliane si sono fermate lungo il confine per attaccare i tunnel. Si muovono con gruppi corazzati e con parecchia fanteria, facendo rastrellamenti e impiegando i genieri per far saltare i tunnel. Questo è quanto per adesso, ma come in tutte le cose militari si sa come si comincia ma non come si finisce.
Teme una escalation ulteriore?
Ci potrà essere senz’altro un contrattacco di Hamas oppure della jihad e gli israeliani saranno obbligati a dar via a una escalation. La strategia militare al momento è limitata a colpire i tunnel cercando di distruggere i depositi di razzi.