Dopo il dibattito televisivo che ha visto scontrarsi Donald Trump e Hillary Clinton, stanotte tocca a Mike Pence e Tim Kaine, aspiranti vicepresidenti, cimentarsi in un faccia a faccia cruciale per le Elezioni Usa 2016. Gli appassionati di politica americana sanno bene quanto può essere importante la scelta del vicepresidente per il successo di una candidatura alla Casa Bianca. In una campagna elettorale ricca di insidie come quella statunitense le opzioni strategiche sono principalmente due: la prima prevede di scegliere un vicepresidente che vada a colmare i punti deboli del candidato presidente. Questa, ad esempio, è la scelta che ha fatto Barack Obama quando ha optato per Joe Biden: un presidente di colore e con poca esperienza affiancato da un vice bianco e molto esperto. Al contrario c’è chi preferisce scegliere un vice “coerente” con i suoi punti di forza: Bill Clinton all’epoca della sua elezione ad esempio si affiancò Al Gore, politico giovane, moderato e del Sud come lui. In questa corsa alla Casa Bianca, i due modelli strategici sono stati adottati entrambi: Donald Trump, candidato dei Repubblicani fuori dagli schemi e poco gradito all’establishment del partito, ha optato per Mike Pence, vicepresidente solido e conservatore. Hillary Clinton, candidata dei Democratici moderata ed esperta, ha deciso di essere affiancata da Tim Kaine, un vice che può vantare le sue stesse qualità. Ma chi sono nello specifico i due candidati che stanotte si giocheranno davanti a milioni di americani un’importante fetta delle loro possibilità di vittoria?
Mike Pence è l’attuale governatore dell’Indiana, lo Stato che guida dal 2013. Pence nell’ambito del Partito Repubblicano è considerato un conservatore sia dal punto di vista fiscale che sociale. È contrario all’aborto, alle restrizioni sulle armi ed è stato favorevole alla guerra in Iraq. Nella convention repubblicana di Cleveland, Pence ha detto di essere “cristiano, conservatore e repubblicano, in quest’ordine”. Nel corso degli anni è stato al centro di alcune polemiche per alcune sue prese di posizione “controverse”. Qualche tempo fa fece approvare in Indiana una legge sulla cosiddetta “obiezione religiosa”: secondo questo provvedimento un commerciante cristiano poteva per esempio rifiutarsi di servire un cliente omosessuale che si fosse recato nel suo locale. Le critiche della stampa e di grandi marchi come Apple e Nba hanno costretto Pence a rivedere parzialmente la legge e a scrivere sul Wall Street Journal: “Se vedessi il titolare di un ristorante rifiutarsi di servire una coppia gay, smetterei di andarci a mangiare”. Nel corso del suo mandato come governatore Pence è riuscito ad abbassare le tasse del 5%, ma per onestà bisogna sottolineare che in campagna elettorale si era impegnato a tagliarle del 10%. Secondo molti osservatori politici, Pence ha fatto più che bene ad accettare la candidatura alla vicepresidenza di Trump. In primo luogo perché in Indiana si andrà presto a nuove elezioni e i sondaggi danno Mike Pence attorno al 40%, una percentuale che non gli consentirebbe la riconferma. In secondo luogo perché un ruolo da vice nelle presidenziali di oggi gli permetterà di farsi conoscere da tutto l’elettorato americano e in vista della corsa alla Casa Bianca del 2020 questo potrebbe rappresentare per lui un trampolino ideale. La terza ragione per cui Pence ha fatto bene ad accettare l’offerta di Trump è che in caso di vittoria si ritroverà vicepresidente degli Stati Uniti, in caso di sconfitta sarà pur sempre la sconfitta di Donald Trump.
-Tim Kaine è un senatore della Virginia, di cui è stato governatore tra il 2006 e il 2010. Sposato e con 3 figli (di cui uno è arruolato nei marines), Kaine è un esponente del Partito Democratico molto apprezzato per la sua competenza e per la sua onestà anche dai colleghi del partito Repubblicano. Già nel 2008 rischiò di diventare il vice di Obama, che durante un intervento in suo favore nella campagna elettorale in Virginia, come riporta Il Post, disse di lui:”Il pensiero di Tim Kaine è: responsabilità sui conti pubblici e generosità di spirito. Quel messaggio può avere successo ovunque”. A proposito di successo, Tim Kaine è molto apprezzato da Hillary Clinton per il fatto che non ha mai perso una campagna elettorale. Qualcuno potrebbe pensare che Hillary abbia deciso di fare ricorso alle qualità di talismano di Kaine scegliendolo come vice, ma la verità è un’altra. I due sono sulla stessa lunghezza d’onda per quanto riguarda i temi principali di queste presidenziali. Lo sono sull’approccio da tenere sull’immigrazione, sul fatto di introdurre maggiori controlli per chi ha intenzione di comprare un’arma e sul fatto di garantire alle donne piena libertà di scelta sull’aborto, solo per citarne alcuni. Tim Kaine è quindi da considerare il vicepresidente perfetto per Hillary e questa scelta conferma l’intenzione espressa dalla Clinton di indicare un politico esperto che possa sostituirla in qualsiasi momento. Sebbene in molti abbiano trovato poco coraggiosa la decisione di affidare a Kaine l’incarico di vice, altrettanti hanno fatto notare che il senatore della Virginia, già presidente del Partito Democratico, è l’uomo giusto per consentire ad Hillary di fare presa nel segmento elettorale che da sempre la vede maggiormente in difficoltà: i maschi bianchi. C’è di più, avendo fatto il missionario per 9 mesi in Honduras, Tim Kaine parla perfettamente lo spagnolo. E lo spagnolo è la lingua parlata dai latinoamericani, che sono tantissimi negli Usa e potrebbero essere determinanti in queste elezioni. Kaine, durante il suo intervento nella convention democratica a Philadelphia ha strizzato l’occhio proprio agli ispanici. Come riporta Adnkronos, ha spiegato che in Honduras dire ad un’altra persona che è intelligente o amabile non è un grande complimento. Lì l’obiettivo più grande per un individuo è essere considerato “listo”, ovvero “pronto”. Forse l’avrete già capito: Tim Kaine ha concluso il suo comizio dicendo che “Hillary Clinton è lista”.
Che un dibattito nasconda mille insidie lo abbiamo già detto e ripetuto allo sfinimento: quando Mike Pence e Tim Kaine faranno la loro comparsa davanti alle telecamere non ci sarà un vero favorito. Per sapere come andrà a finire non dovremo fare altro che analizzare con attenzione i 90 minuti di spettacolo che ci attendono: e forse neanche allora saremo sicuri del verdetto…(Dario D’Angelo)