Caro direttore,
due giorni fa, dopo una vista ufficiale del grande imam dell’Università di Al Azhar alla cattedrale del Cairo per gli auguri di Natale al papa della Chiesa copta ortodossa, il papa Tawadros ha annunciato che i cristiani in Egitto sono fortificati prima di tutto da Dio e poi dai loro fratelli musulmani in Egitto e non hanno nessun bisogno di un sostegno dall’estero. Un annuncio fatto con l’intento di rafforzare l’unità del popolo egiziano.
L’attacco di venerdì a Helwan, un distretto al sud del Cairo, va inquadrato in questo contesto. Un terrorista ha aperto il fuoco fuori dalla chiesa di Mar Mina uccidendo una decina di persone tra ufficiali di polizia e civili. Il terrorista, arrivato in motorino, voleva farsi esplodere in chiesa, ma gli agenti di polizia sono riusciti a impedirlo. Prima di attaccare la chiesa, il terrorista ha sparato contro negozi di proprietari copti, uccidendo due persone. Lo stato islamico, come è noto, ha rivendicato l’attacco tramite la loro agenzia di stampa Amaq. Il terrorista, come ha annunciato stamattina (ieri, ndr), il ministero degli Interni, si chiama Ibrahim Ismail Ismail Mostafa, vive a Helwan, è ricercato dal 2016 per varie attacchi contro gli ufficiali di sicurezza in varie luoghi in Egitto, principalmente al sud, dove era scappato e nascosto, ed era uno dei terroristi più pericolosi in circolazione.
L’attentato ha un retroterra politico ben preciso. Ogni Natale e Pasqua si verifica un drammatico attentato contro i copti in Egitto. Questo perché lo stato egiziano sta combattendo una battaglia contro il terrorismo islamico che continuamente si alimenta e si rafforza nei paesi devastati della regione. Negli ultimi anni l’Egitto ha fronteggiato una serie di attacchi contro le sue forze di sicurezza, specialmente nel nord del Sinai, al confine con la striscia di Gaza, e nel deserto occidentale al confine con la Libia. Anche i cristiani copti sono stati obbligati ad abbandonare queste zone dopo varie minacce. I gruppi jihadisti accusano i cristiani di essere la prima fazione popolare responsabile della destituzione del presidente islamista Mohamed Morsi nel 2013 e di rappresentare l’ostacolo maggiore all’applicazione della legge islamica.