Salvo sorprese, la strategia di Zapatero per il Discorso sullo stato della Nazione sembra chiara: vuole trasformare un discorso in un atto di precampagna elettorale per le europee. Tenterà di offrire un patto al Pp senza convinzione, sarà un patto-trucco, un patto finto per poter accusare il principale partito dell’opposizione di non voler collaborare.
Se avesse realmente la volontà di arrivare a un accordo, non avrebbe rotto il buon clima che si è creato con l’elezione di Patxi López nei Paesi Baschi. Ma domenica scorsa, a un incontro del Psoe nel palazzo di Vistalegre (a Madrid), Zapatero ha voluto decretarne la fine, rompendo questa illusione che ci eravamo fatti su un possibile ulteriore avvicinamento oltre a quello avvenuto nei Paesi Baschi.
Zapatero ha accusato la “destra” di volersi appropriare dell’espulsione dei nazionalisti. Aznar ha ricordato che il lavoro di Mayor Oreja è stato importante per il cambiamento. Forse non è stata una cosa opportuna. Zapatero non ha avuto la “generosità” di lasciar perdere, di riconoscere con il suo silenzio il lavoro di Mayor come ex ministro dell’Interno e se l’è presa con lui in quanto capolista del Pp alle europee.
Dopo aver offerto il patto-trucco, è molto probabile che Zapatero cerchi, attraverso un prolungamento degli aiuti ai disoccupati, l’appoggio effettivo del secondo gruppo misto formato da Iu-Icv-Esquerra. È la seconda opportunità, l’unica quasi che gli resta per dare una svolta ai sondaggi sui voti alle europee.
Ma deve stare attento perché nella prima occasione, il rimpasto del Governo ad aprile, non gli ha portato consensi. In una situazione di crisi grave come quella che attraversiamo, con più di quattro milioni di disoccupati, i trucchi come il bonus bebé da 2.500 euro e gli aiuti di 400 euro non servono. Questo dicono i sondaggi.