Ieri, in una dichiarazione del suo ministro della Difesa, l’Azerbaijan ha accusato l’Armenia di aver nuovamente violato nelle ultime ore, e per parecchie volte, la linea di separazione tra i due Stati e con la contesa regione del Nagorno-Karabach, linea stabilita con la tregua del 1994 che pose momentanea fine alla guerra iniziata nel 1992. Fine momentanea, perché non è stata ancora firmata alcuna pace definitiva e i due governi continuano a scambiarsi accuse di violazione degli accordi di tregua, come avvenuto anche in questi giorni.
La situazione ha subito un netto peggioramento negli ultimi tempi, rendendo più alto che in passato il rischio che si riaccenda un vero e proprio conflitto, come dimostra l’uso di armi pesanti da entrambe le parti in questi ultimi scontri. Su un possibile aggravamento dello scenario influiscono fattori esterni come l’intervento della Russia in Siria, la situazione in Turchia e l’accordo sul nucleare iraniano.
La Russia ha mantenuto uno stretto controllo sull’Armenia anche dopo il crollo dell’Unione Sovietica, favorito anche dal sostanziale isolamento dell’Armenia tra Stati ostili come l’Azerbaijan e la Turchia. Durante la guerra del 1992, la Russia si è schierata con l’Armenia, mentre la Turchia ha sostenuto gli azeri, popolazione di ceppo turco.
La vittoria nelle recenti elezioni è probabile porti Erdogan a rafforzare la sua politica, definita neo-ottomana, e ad ampliare i tentativi di espansione dell’influenza turca verso gli Stati dell’Asia Centrale ex sovietica, come l’Azerbaijan. Una simile politica non migliorerebbe certamente le relazioni con la Russia, già rese più critiche dall’intervento russo in Siria e la piccola Armenia, data la sua posizione geografica, rischia di trovarsi al centro di uno scontro che va al di là della controversia con l’Azerbaijan.
L’economia armena è in gran parte dipendente dalla Russia, a cominciare dal petrolio, e ultimamente Mosca, per le ragioni anzidette, sta sempre più stringendo il suo controllo sull’Armenia. L’Azerbaijan, da parte sua, è un concorrente della Russia per petrolio e gas, basti pensare al Tanap, il gasdotto che dovrebbe portare il gas azero in Europa, attraverso Georgia,Turchia, Grecia e Italia, antagonista diretto del Turkish Stream, che invece dovrebbe portare il gas russo in Europa, sempre attraverso la Turchia.
Tuttavia, la Russia sembra ultimamente voler cercare rapporti più stretti con l’Azerbaijan, probabilmente in funzione antiturca, e ciò preoccupa ovviamente l’Armenia e potrebbe essere alla radice del recente peggioramento sul fronte del Nagorno-Karabach. In questo complicato panorama potrebbe inserirsi in un prossimo futuro un ulteriore protagonista: l’Iran, qualora il processo di cancellazione delle sanzioni continuasse e Teheran ricominciasse ad esportare gas e petrolio in considerevoli quantità.
Il gas iraniano, infatti, troverebbe una via di esportazione verso l’Europa proprio attraverso i due Paesi cristiani della regione, Georgia e Armenia. Un’ipotesi che è pensabile non sia molto gradita sia a Mosca che a Baku.
E’ probabile che il Nagorno-Karabach sia per molti europei, per non parlare degli americani, una specie di oggetto misterioso e comunque non rilevante perché al confine del mondo. Ci sono però malauguratamente tutte le premesse perché lo si ritrovi quanto prima nei titoli di testa dei nostri giornali.