Il ministro degli Esteri Franco Frattini ipotizza che fine abbia fatto Gheddafi, dopo che dal 30 aprile, quando un raid Nato ha colpito il suo rifugio, non dà più notizie. Salvo, in realtà, un video mandato in onda dalla tv di Stato libica, in cui si vede il Colonnello in una stanza d’albergo insieme ad alcuni capi tribù. Il filmato risalirebbe a ieri, ma non ci sono fonti esterne alla tv di Stato che ne abbiano confermato l’autenticità. In ogni caso, secondo Frattini, Gheddafi sarebbe in fuga da Tripoli ma non dalla Libia. Intervistato da Maurizio Caprara su Corriere.tv, il capo della Farnesina ha spiegato: «un dato è certo: la pressione internazionale ha verosimilmente provocato la decisione da parte di Gheddafi di mettersi al riparo in un luogo più sicuro». Sul luogo in cui potrebbe rifugiarsi, non si è voluto sbilanciare. L’unica cosa certa è che la pressione internazionale sta provocando un effetto preciso: «la disgregazione all’interno del regime, che è quello che noi auspicavamo». In merito all’ipotesi che Gheddafi venga fatto fuori, poi, ha sottolineato come questo non sia possibile dal momento che «non lo prevede il mandato della risoluzione 1973 delle Nazioni Unite». La risoluzione, «non mira – ha continuato – a singole persone e non credo che si sarebbe raggiunto l’accordo in seno al Consiglio di sicurezza se avesse previsto l’uccisione». Riferendosi ai barconi che dalla Libia vengono inviati in Italia, poi, ha parlato di «uno strumento criminale che viene usato dal regime di Gheddafi» come mezzo di ritorsione, e ha sottolineato come tali crimini saranno considerati nel dossier che la Corte penale internazionale sta preparando su di lui. In merito al termine della missione, si è detto convinto che non manchi molto e che lo snodo della vicenda consisterà, probabilmente nell’incriminazione, «fra poche settimane e presumibilmente entro maggio, di Gheddafi davanti al Tribunale penale internazionale. I margini di manovra per un esilio – ha spiegato – in questo caso vengono meno perchè quando c’è un ordine di arresto anche gli Stati vicini dovrebbero perseguirlo».
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