Sul tema dell’aborto, il Psoe ripropone la strategia che gli ha permesso di portare a termine lo Statuto della Catalogna. Alcune voci critiche si cominciano a sentire dentro al partito di Zapatero già all’inizio dell’iter parlamentare. Più avanti arriveranno i cambiamenti opportuni per appianare le discrepanze interne e per accusare l’opposizione di essere retrograda, avendo già modificati i temi per cui si discuteva.
Lo si vede già all’interno del Partito socialista. Che le ragazze di 16 anni non debbano consultare i genitori prima di abortire non piace, tra gli altri, ai presidenti dell’Estremadura e di Castiglia-La Mancha. Lo ha riconosciuto la stessa Leire Pajín (segretaria del Psoe) presentando la campagna socialista per le elezioni europee. Alcuni aspetti possono generare dei dubbi, ha detto, perché forse non sono stati spiegati bene. I punti chiave dello sviluppo della norma li hanno portati avanti sia il segretario generale del gruppo socialista al Congresso, Ramón Jáuregui, sia il ministro dell’Industria, José Blanco. Tutto è possibile e non sono da scartare “mitigazioni”.
Quando lo Statuto della Catalogna fu approvato dal Parlamento catalano, non mancarono voci di socialisti che si lamentavano. Rodríguez Ibarra (allora presidente dell’Estremadura) uscì da una riunione con Zapatero nell’ottobre del 2005 certo che il testo sarebbe cambiato e che la Catalogna non sarebbe stata definita una nazione. L’allora ministro della Difesa José Bono confidava nella capacità del presidente del Governo per non arrivare a un testo incostituzionale. Altri, come l’allora Ambasciatore della Santa Sede Francisco Vázquez, sostenevano che la Catalogna non è una nazione. Cos’è successo dopo? Una riunione tra Zapatero e il presidente del CiU (coalizione nazionalista catalana) sistemò le cose, con una “piroetta” linguistica e l’apparizione del controverso termine nel preambolo dello Statuto.
Cosa possiamo aspettarci quindi dall’iter della legge sull’aborto? Certamente una nuova astuzia scritturale farà sì che risulti conveniente che le adoloscenti che vogliono abortire lo debbano comunicare ai propri genitori, ma a questo si aggiungerà una postilla: andrà rispettata la volontà della ragazza. Chi non sarà d’accordo non potrà farci niente. Alla fine resterà nella legge ciò che aveva generato malumori.
Si usa quindi la stessa strategia per portare avanti due delle leggi più controverse del Governo Zapatero. Nella prima legislatura, una manovra per mettere in crisi la convivenza tra le Regioni. Nella seconda legislatura, un’altra operazione che dimostra che l’umano non trova difesa con l’attuale esecutivo.
(Roberto de la Cruz)