Un infarto per il troppo lavoro. Così il regime nord coreano annuncia la scomparsa del “caro leader”, come veniva chiamato il dittatore Kim Jong-il, che ha retto il suo Paese dal 1994. Una dinastia mascherata di comunismo, in pratica un regime brutale del tipo della monarchia assoluta. Kim Jong infatti era succeduto al padre Kim Il sung che aveva governato la Corea del Nord dalla sua nascita nel 1948 fino appunto al 1994. E adesso salirà al “trono” il già designato figlio dello scomparso presidente, Kim Jong. La notizia della morte del leader ha immediatamente scatenato l’allarme generale nei Paesi da sempre in contrasto con la Corea del Nord: la Corea del Sud, ovviamente, e poi il Giappone e gli Stati Uniti. Le truppe sono state allertate, mentre contatti diretti con l’unico alleato della Corea del Nord, la Cina, sono stati presi immediatamente. Mentre l’esercito di Seul aumenta il livello di allerta, la Casa Bianca fa sapere che l’impegno per mantenere la stabilità nella penisola e la libertà e la sicurezza dei propri alleati è sempre in primissimo piano. IlSussidiario.net ha chiesto a Francesco Sisci, già corrispondente dalla Cina per La Stampa e oggi editorialista de Il Sole 24 Ore, di spiegare quali possono essere gli scenari futuri adesso che si assiste a un cambio di leadership nella Corea del Nord. “Ci sono mille interrogativi aperti” ci ha detto Sisci “perché ultimamente il regime nordcoreano stava mostrando segni di debolezza e di cedimento. E’ tutto da capire come si comporterà l’aristocrazia militare al potere con il cambio tra padre e figlio”.
Sisci, quali sono questi segni di debolezza da parte del regime nordcoreano?
Ci sono segni evidenti di grande debolezza nella Corea del Nord, di grande incertezza. Proprio la settimana scorsa, pochi giorni prima della morte annunciata del dittatore, avvenuta sabato, la Corea del Nord ha dichiarato di essere disposta a procedere al disarmo nucleare. Anzi, allo smantellamento del programma nucleare all’uranio. I nordcoreani hanno infatti due programmi nucleari, uno al plutonio che già in qualche modo si era concordato di smantellare, e uno all’uranio che fino a poco tempo fa la Corea nemmeno ammetteva di avere.
Perché secondo lei questa dichiarazione?
E’ un segno di debolezza interno, significa che il Paese è scosso, sta subendo qualche cedimento interno. Questo episodio ci dice che il figlio del leader scomparso e la corte di persone intorno a lui che reggono il potere sono pronte a cedere, ma fino a che punto non si sa. La Corea del Nord non è purtroppo una costola cinese, è una scheggia impazzita che probabilmente, come ha sempre fatto, cercherà di agire da sola anche questa volta. Come, non lo sappiamo.
Che fa la Cina in questo contesto?
Cerca di contenere l’onda d’urto del cambiamento in atto mantenendo il suo sostegno al Paese.
Ci aiuti a capire che significato reale ha la Corea del Nord nel contesto internazionale e perché la Cina l’ha sempre sostenuta così apertamente.
La Corea del Nord, per sessant’anni, è stata allo stesso tempo il tappo e la foglia di fico degli equilibri politici e strategici dell’Asia orientale. Teniamo infatti conto che in Asia orientale sono dislocati circa centomila soldati americani. Essi sono lì in teoria per contenere un’eventuale minaccia coreana, invece è chiaro che sono lì schierati contro la Cina. La loro presenza viene giustificata per via della minaccia nordcoreana, ma non è il vero motivo.
In caso di un cambiamento della politica della Corea del Nord, cosa farebbero questi soldati americani?
Se saltasse il regime al potere e loro rimanessero ugualmente in Asia orientale, verrebbe allo scoperto il vero significato della loro presenza e del loro ruolo, cioè di essere lì contro i cinesi. Diventerebbero allora una minaccia diretta contro cui la Cina dovrebbe rispondere in modo altrettanto diretto con inevitabile aumento della tensione internazionale.
Dunque le due Coree come foglia di fico nella dialettica Cina-Stati Uniti.
Esattamente. Se invece gli americani se ne dovessero andare sarebbe ancora peggio, perché a quel punto si dovrebbero riarmare Giappone e Corea del Sud, che invece sono Paesi che in qualche modo possono spendere di meno sulla difesa proprio grazie alla presenza americana. Se sparisce la presenza americana devono spendere di più per armarsi.
E la minaccia nord coreana? Si dice che l’esercito della Corea del Nord sia la quarta potenza militare al mondo.
Queste sono oggettivamente fesserie. I soldati nordcoreani sono tanti ma tutti affamati e senza una forza militare effettiva. La minaccia vera sono i circa 8mila cannoni puntati al confine con la Corea del Sud, oltre ai missili. Se sparano con quei cannoni possono far molti danni e morti a Seul, la capitale sudcoreana, che dista solo trenta 30 chilometri dalla zona smilitarizzata. Questo è l’unico vero pericolo.
Com’è la situazione della popolazione nordcoreana? Con la dittatura dello scomparso presidente c’è stato qualche cambiamento, o rimane l’usuale clima di terrore e di povertà?
La situazione interna è diventata negli ultimi anni molto più complessa delle leggende che arrivano in occidente. Ci sono state infatti alcune riforme economiche che hanno creato una minuscola fascia di privilegiati intorno alla corte che detiene il potere. Gente cioè che si è attrezzata per migliorare il proprio sistema di vita. Ci sono in giro Mercedes, spacci di Coca Cola, telefonini, computer, internet, che sono proprietà esclusiva di una piccola nuova imprenditoria. Di contro c’è la miseria della maggior parte della gente.
Realisticamente, cosa comporterà il cambiamento di guida nel Paese?
E’ una domanda aperta, come dicevamo prima. Cosa farà intanto questa nuova aristocrazia che ha cominciato ad avere un minuscolo accesso ai privilegi occidentali? Resterà fedele al regime, spingerà per ulteriori cambiamenti e riforme? Il nuovo leader, il figlio dello scomparso presidente, è un ragazzino di 27 anni, ostaggio di un gruppo di generali tutti parenti diretti o indiretti con le mogli del morto. Cosa farà questa corte? Riuscirà a gestire questa situazione?