“La riapertura delle moschee in Grecia deve essere vincolata alla riapertura delle chiese in Turchia, in un’ottica di reciprocità e di uguali diritti tra cristiani e musulmani”. Ad affermarlo è Cornelis Hulsman, studioso olandese dei rapporti con l’islam e direttore dell’Arab-West Report con sede al Cairo. L’esperto commenta così la riapertura di una moschea in Tessalonica alla preghiera del venerdì, dopo che era rimasta chiusa per 90 anni in seguito alla Prima guerra mondiale.
La riapertura della moschea è una conseguenza del fatto che la Grecia, abbandonata dall’Europa, inizia a guardare verso la Turchia?
Dopo la Prima guerra mondiale i musulmani greci sono emigrati in Turchia e i cristiani turchi sono espatriati in Grecia, e a rimanere indietro sono stati soltanto piccoli gruppi. E’ molto importante vedere come la Turchia stia affrontato la questione delle chiese cristiane. Se ciò è fatto in modo equo, e quindi in Turchia le preghiere sono possibili in chiese precedentemente chiuse, come avviene con le moschee in Grecia, lo trovo giusto. Se invece la moschea della Tessalonica riapre soltanto per le pressioni dell’Unione europea, ritengo che non sia una scelta corretta. Di recente ho scritto un articolo sulla sharia nella Costituzione egiziana, e ho scoperto che gli studiosi liberali egiziani indicano la Grecia come un modello positivo di relazioni tra cristiani e musulmani. Ci sono piccole comunità musulmane in Grecia, e ovviamente hanno diritto a un luogo dove pregare.
Allora perché la Turchia, dopo avere occupato la parte Nord di Cipro, ha chiuso tutte le chiese?
Così come la comunità musulmana della Tessalonica ha diritto a un luogo di preghiera, anche i cristiani del Nord di Cipro, ammesso che ne siano rimasti, devono poter riaprire le loro chiese. Le relazioni tra cristiani e musulmani devono ispirarsi all’uguaglianza. Dobbiamo tenere nei confronti delle moschee lo stesso atteggiamento tenuto verso le chiese, l’errore sta nel tenere due comportamenti differenti.
Quindi dobbiamo tenere conto anche di quanto avviene in Pakistan, dove le chiese sono attaccate dai terroristi?
No, non dobbiamo fare nessun paragone con il Pakistan, che non ha nulla a che fare con tutto ciò. La questione riguarda le relazioni tra Grecia e Turchia, quindi la riapertura delle moschee in Grecia deve essere condizionata alla riapertura delle chiese in Turchia, e non in altri Paesi. Gli attacchi contro le chiese in Pakistan sono qualcosa di radicalmente sbagliato, ma non sono una giustificazione per agire in modo altrettanto sbagliato nei confronti dei musulmani in Europa. La forza economica della Turchia è di gran lunga maggiore di quella della Grecia.
Davvero ritiene possibile un confronto sullo stesso piano?
Sarebbe un grave errore se la Grecia riaprisse le moschee, come quella in Tessalonica, come conseguenza di pressioni economiche. L’unica cosa di cui tenere conto deve essere l’uguaglianza dei diritti delle comunità musulmane in Europa e delle comunità cristiane in Turchia.
Che cosa ne pensa di chi paragona l’intolleranza anticristiana degli islamisti con l’atteggiamento della Lega nord in Italia e del partito di Geert Wilders in Olanda?
Concordo con chi afferma che su alcune questioni i musulmani che vivono in Europa sono discriminati. Il Vecchio Continente non deve arrendersi all’islamofobia di alcuni partiti di destra, ma deve fare il possibile affinché tanto i musulmani quanto i cristiani, così come le persone di qualsiasi altra religione, siano trattati in modo equo. E’ giusto quindi aprire delle moschee nei Paesi europei dove ci sono delle comunità musulmane vive, mentre non lo è se il minareto è soltanto un simbolo per compiacere politicamente gli islamici.
Fino a che punto la reciprocità nei rapporti è un concetto realmente praticabile?
Il fatto che i cristiani in Egitto siano sotto attacco ovviamente non è una giustificazione per fare altrettanto nei confronti dei musulmani in Europa. Grecia e Turchia sono strettamente collegate tra loro per motivi storici, ma analoghi collegamenti non possono essere fatti nei confronti di altri Paesi come l’Egitto o il Pakistan.
Quali soluzioni sono state trovate nei Paesi Bassi per evitare un’espansione troppo aggressiva delle comunità islamiche?
Le politiche sull’immigrazione dei Paesi Bassi hanno trovato una soluzione nel divieto del matrimonio tra cugini. Quest’ultimo era molto utilizzato in particolare dalla comunità degli immigrati marocchini, che ricorrevano a questo escamotage per fare venire altri membri della famiglia in Olanda attraverso i ricongiungimenti familiari. La conseguenza è stata che l’immigrazione da Paesi musulmani come la Turchia e il Marocco si è attenuata a favore di flussi provenienti dall’Est Europeo e in particolare dalla Romania. Ritengo che si sia trattata di una scelta positiva.
(Pietro Vernizzi)