Navy Pillay, UN High Commissioner for Human Rights, in questi giorni è stata in South Sudan. A vederla nei video che girano su internet ha un’aria sveglia e comincia con un proverbio africano. Mi colpisce. Dai palazzi delle UN un proverbio africano che rappresenta quello che sta succedendo. E dunque mi sembra che qualcuno finalmente stia guardando quello che accade. E cerchi di avvicinarsi agli elefanti, che però sono in tenuta da guerra. “Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata”. Non c’è bisogno di spiegare, ma solo di annotare che Navy Pillay ha parlato prima con Salva Kiir a Juba e poi è andata a cercare Machar, dove sta nascosto. Mi ha sempre fatto impressione vedere come in questi casi ci sia la possibilità di muoversi in spazio neutrale. Forse più che altro un “tempo” neutrale, quello dell’incontro. Poi si ricomincia a combattere, su quella stessa terra che per un attimo è stata bagnata da acqua di pace e di dialogo.
E poi una proposta, “One month of Tranquillity in May”: lasciate che la popolazione possa muoversi senza correre il rischio di essere ammazzata, lasciate che possano tornare a casa, ai campi, e piantare, seminare, per avere cibo, prima che inizino le piogge, che poi è la fine. Solo per un mese. Maggio. Trenta giorni. Ma i due elefanti sono bambini: smetto solo se smette lui. Prima tu. No dai, prima tu. Capricci, sembrano. Ma finalmente un’idea, una proposta, una presenza, una ragione e una proposta di qualcosa di logico. Un mese per seminare. Trenta giorni.
Un’altra notizia mi piomba addosso: 9000 bambini soldato. Eppure noi non vediamo nulla. Ma stavolta comincio a credere che le notizie siano vere e comincio a vedere meglio il South Sudan. Ad una certa distanza si vedono gli elefanti combattere e l’erba rimanere schiacciata. L’importante è che ci sia un pensiero. Non il caos, ma un pensiero.