Una sentenza della Corte suprema inglese restringe fortemente la possibilità di obiezione di coscienza del personale sanitario. La sentenza infatti dice che solo il personale medico direttamente coinvolto in casi di aborto può rifiutare tale impegno. La sentenza prende spunto dal caso di due ostetriche scozzesi le quali, secondo quanto hanno deciso i giudici, non possono rifiutarsi di prestare servizio nei reparti ospedalieri dove si praticano interruzioni di gravidanza. Una sentenza, hanno commentato le due, Mary Doogan e Concepta Wood, che vuole bloccare a chiunque sia pro life l’accesso alla professione medica. “Possiamo solo immaginare gli effetti negativi che deriveranno dalla decisione presa dalla Corte suprema” hanno detto. Le due donne sono direttrici dei servizi di ostetricia nei rispettivi ospedali, quando furono assunte tali reparti effettuavano solo nascite, ma nel 2007 una riorganizzazione ha introdotto anche gli aborti. Le due hanno chiesto di essere esentate ma la Corte suprema lo ha loro negato aprendo un precedente. Per i giudici la clausola sull’obiezione di coscienza che si trova nell’Abortion act fa riferimento solo ai dottori, le infermiere e le ostetriche direttamente impegnati nell’interruzione di gravidanza. La sentenza esclude dunque non solo ostetriche e infermieri impiegati nei turni di vigilanza nei reparti ma anche i medici di base e i ginecologi.