Monsignor Warduni si appella al Papa e al mondo intero chiedendo di fare il possibile per interrompere la strage senza fine dei cristiani in Iraq. Sottolineando che l’Occidente deve smettere di vendere le bombe ai mercanti d’armi, dai quali si riforniscono i terroristi che attaccano le chiese. Sei i fedeli trucidati solo ieri, alcuni in una chiesa e altri colpiti casa per casa in una caccia al cristiano che segna un’angosciante escalation del terrore. Di fronte alla quale il vescovo ausiliario del patriarcato caldeo di Babilonia, Shlemon Warduni, intervistato da Ilsussidiario.net, ha fatto sua la richiesta del’arcivescovo siro-cattolico di Baghdad, Athanase Shaba Matoka, affinché Benedetto XVI lanci un appello internazionale a difesa dei cristiani iracheni. Anche perché, come aveva dichiarato Warduni già alcuni giorni fa, i cristiani irakeni sanno che il Pontefice prega ogni giorno per loro e una sua parola di fronte al mondo potrebbe fare molto.
Monsignor Warduni, com’è la situazione per i cristiani di Baghdad dopo gli attentati di ieri mattina?
La situazione in cui ci troviamo in questi giorni di terribili attentati, opera di incoscienti terroristi, è molto dolorosa. Ma il fatto veramente insopportabile è vivere in una continua angoscia, sentirsi sempre addosso una paura terribile. I cristiani irakeni sono convinti che questa gente non abbia nessuna coscienza, per questo vuole ucciderci.
Quali sono le zone dell’Iraq dove c’è più paura?
Bagdad, Mosul e Ramadi. In queste tre città la situazione è terribile, ci si aspetta che le bombe possano scoppiare in qualsiasi luogo da un momento all’altro. E questo perché in Iraq ancora non c’è un governo e manca una legge in grado di organizzare la vita ordinaria di tutti i giorni.
Ma da dove vengono questi nuovi attacchi?
I cristiani in Iraq danno la responsabilità di quanto accaduto a tutto il mondo. Perché si chiedono: «Chi vende le armi ai terroristi? Da quali Paesi stranieri sono fatte entrare in Iraq?».
E lei si è fatto un’idea?
Sono i mercanti d’armi a portarle fino a qui. Le bombe usate ieri per gli attentati contro i cristiani vengono da tutti gli incoscienti che le fabbricano e le vendono. L’Occidente è il primo che deve smetterla di fabbricare e vendere le armi che poi finiscono in mano ai terroristi.
Ma come è possibile che i terroristi siano così capillari da colpire i cristiani casa per casa?
E’ proprio questo a farmi dire che tutto il mondo è responsabile degli attentati in Iraq. Da dove vengono i terroristi, dove sono addestrati, dove si esercitano ad ammazzare la gente? Io non so perché stia avvenendo questa nuova ondata di attacchi, ma avviene. Ed è un fatto che i terroristi siano così numerosi da potersi permettere di attaccare i cristiani casa per casa. Perciò tutti devono darsi da fare perché i terroristi la smettano di prenderci di mira.
La polizia irakena fa il possibile per proteggervi?
Lei che idea si è fatto? Come risponderebbe a questa domanda? Le ha lette le notizie su quanto sta accadendo in Iraq, sul terrorismo sempre più intenso, sugli attentati. Non è in grado dunque di giudicare lei stesso se le forze dell’ordine ci stanno proteggendo? E’ chiaro dunque che l’organismo della polizia in Iraq non va tanto bene.
Che cosa può fare l’Occidente per aiutare i cristiani in Iraq?
Prima di tutto non fabbricare né vendere le armi. Inoltre aiutarci a seminare la pace e la sicurezza nel nostro Paese e facendo sì che gli irakeni trovino qui, senza dovere emigrare. Infine, pregare per la pace in Iraq.
Anche lo Stato italiano può giocare un ruolo internazionale in questo processo?
Può farlo ed è quello che ci aspettiamo da voi.
Come valuta le parole del primo ministro, Nuri Al-Maliki, che ha chiesto ai cristiani di non lasciare l’Iraq?
Noi vogliamo restare, siamo qui da secoli e il Signore ci ha fatto nascere in questo Paese per un motivo. Ma io non posso obbligare la gente a non andarsene, perché per farlo dovrei garantire loro il lavoro, la vita e la pace. Ci vuole una fede eroica per scegliere di non partire.
E voi che cosa chiedete ad Al-Maliki?
Noi chiediamo la pace, la sicurezza, la protezione dei nostri diritti e l’uguaglianza. Non voglio entrare nel dettaglio di richieste più specifiche, il governo sa come raggiungere questi obiettivi e non spetta a me dirgli come fare.
Dopo le minacce di Al Qaeda state continuando a celebrare le messe con regolarità?
Certamente, domenica scorsa le chiese sono rimaste aperte e la gente è venuta in chiesa per pregare da ogni parte della città.
Che cosa vi dà il coraggio per non arrendervi?
Il coraggio ci viene dalla fede, dalla tenacia, dalla nostra resistenza di cristiani e dalla vita fedele a Cristo e alla Chiesa.
(Pietro Vernizzi)