Secoli prima dell’arrivo dell’Islam, anche in Iraq come in tutto il Medio oriente il cristianesimo si era diffuso e costituiva la religione maggioritaria. In seguito le due religioni erano riuscite a convivere pacificamente, fino all’arrivo nell’agosto 2014 dell’Isis, il cui scopo fra le altre cose era proprio cancellare ogni traccia del cristianesimo, per inventarsi una ricostruzione storica che dimostrasse che queste terre erano solo e da sempre musulmane. Chiese rase al suolo, monasteri distrutti, cristiani cacciati dalle loro case. Adesso che i tagliagole sono stati sconfitti, si va alla ricerca dei resti delle chiese secolari per tentare di ricostruirle. Un caso unico è quello del monastero e santuario di Mar Bhenam situato tra Mosul e Erbil, edificato circa 1700 anni fa e dedicato al primo martire iracheno, il principe assiro Mar Behnam, convertitosi al cristianesimo e propagatore della fede fino a quando venne ucciso dal proprio padre. Qua da 1700 anni monaci cattolici siriani costruirono un convento a fianco della sua tomba, da allora sempre amministrato da loro, e luogo di pellegrinaggio non solo per i cristiani, ma anche per gli islamici e gli yazidi.
Una volta cacciati e uccisi i cristiani, gli uomini dell’Isis scelsero il monastero come loro quartier generale ed è questo il motivo per cui non è andato distrutto. Naturalmente ogni simbolo cristiano, crocifissi, affreschi, frasi in antico aramaico furono tutti distrutti e cancellati. Ma l’autentico fatto miracoloso è che, poco prima di fuggire, i miliziani dell’Isis piazzarono ben 19 bombe per radere al suolo il santuario: ebbene, nessuna di esse esplose, preservando così l’intera struttura. A essere danneggiata gravemente è stata purtroppo la tomba del santo: per gli islamisti infatti era intollerabile il ricordo di un santo e i pellegrinaggi che vi si compivano. Il soffitto della tomba è stato distrutto, rimangono i due tunnel che portano a essa, costruiti in modo tale che per entrare bisogna abbassarsi e inginocchiarsi in segno di devozione. Adesso i monaci francescani hanno già raccolto 300mila dollari per dare il via alla ricostruzione di quanto è stato danneggiato, con l’intenzione di riportare all’antico splendore il luogo e che la gente riprenda i suoi storici pellegrinaggi.