Ong, studiosi islamici e personalità di ogni genere stanno protestando contro la legge sulla blasfemia che ha condannato a morte la cristiana Asia Bibi.
Studiosi islamici, personalità del mondo cattolico e protestante e organizzazioni non governative stanno protestando a gran voce contro la legge sulla blasfemia pachistana, chiedendone la cancellazione o l’emendamento. In particolare, la protesta è indirizzata alla sospensione della condanna a morte di Asia Bibi, decretata lo scorso 7 novembre dal tribunale del distretto di Nankana (Punjab) per non essersi convertita, dal cristianesimo, all’islam. Si tratta della prima condanna del genere per una donna, in Pakistan. Ali Dayan Hasan, dell’Human Rights Watch in Pakistan ha dichiarato che «la legge sulla blasfemia è assolutamente oscena e va rifiutata in blocco. Essa è utilizzata soprattutto contro gruppi vulnerabili che soffrono discriminazione politica e sociale. In particolare essa è utilizzata contro le minoranze religiose e le sette eretiche musulmane».
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Shahbaz Batthi, cattolico e ministro federale per le Minoranze, ha confermato ad Asia News, che la legge è stata usata impropriamente: «La legge sulla blasfemia è spesso utilizzata come uno strumento per risolvere questioni personali; l’85% dei casi sono falsi. Molti innocenti sono stati vittima di casi di blasfemia. I tribunali emettono verdetti, ma poi i crimini non vengono provati dalle alte corti». Il ministro, in ogni caso, ha fatto presente che esiste «la possibilità di appellarsi all’Alta corte e alla Corte suprema. Vi è perciò la possibilità che venga assolta. Personalmente ho scritto una lettera all’Ispettore generale della polizia, domandando sicurezza per Asia Bibi». Intanto, Rizwan Paul, attivista dell’ong Life for All, dal canto suo precisa: «Non ricordo una sola condanna a morte per blasfemia che sia stata eseguita. Quasi sempre queste sentenze vengono cancellate in appello dalle corti più alte. Asia Bibi ha diritto ad appellarsi contro la condanna a morte». Nel frattempo, l’associazione ha lanciato una campagna nazionale per salvare Asia Bibi che ha già raccolto 76 mila firme mentre l’ong, Peace Pakistan, ne più di 51 mila.