“Per fermare i flussi di immigrati non servono mezzi sofisticati come i droni. E’ sufficiente distruggere i barconi prima che i clandestini salgano a bordo e rispedire in patria tutti gli immigrati che vengono qui per ragioni economiche e che non fuggono da Paesi in guerra”. Lo afferma Edward Luttwak, analista politico e militare. Ieri il presidente americano Barack Obama in un’intervista rilasciata alla Msnbc ha detto: “Il problema dei rifugiati è il risultato di conflitti tribali e differenze religiose in Libia, che stanno creando il caos”.
Perché Obama parla di caos libico, quando la responsabilità è dell’intervento militare voluto da lui stesso?
Le responsabilità dell’intervento in Libia sono di Cameron, Sarkozy e Hillary Clinton, perché sono stati loro a spingere per la guerra mentre il Pentagono era contrario. Obama non è stato il regista dell’operazione, ma è stato semplicemente debole come sempre. Il giorno prima dell’inizio dei bombardamenti, alle 11 di mattina il segretario alla Difesa Gates, dopo avere ottenuto il consenso della Casa Bianca, dichiarò che gli Stati Uniti ne sarebbero rimasti fuori. Qualche ora dopo Hillary Clinton incontrò Sarkozy e Cameron e garantì loro il sostegno di Washington alla guerra. Nell’arco di poche ore la Clinton era riuscita a persuadere Obama facendogli cambiare idea.
Veniamo all’attualità. Che cosa sta avvenendo?
Le autorità italiane hanno pesantissime responsabilità in quanto sta avvenendo. Subito dopo la caduta di Gheddafi, non si è distinto tra i profughi politici e gli immigrati per ragioni economiche. I primi hanno diritto all’asilo politico, che è sacrosanto, mentre chi parte per motivi economici non ha nessun diritto. Chi si imbarca in Libia proviene dall’Africa occidentale, dove non c’è nessuna guerra né persecuzione politica.
Spesso però sui barconi ci sono immigrati di diverse nazionalità…
Quanti arrivano sui barconi vanno interrogati e separati, ospitando i rifugiati politici e rispedendo tutti gli altri al loro Paese. Una nuvola di sentimentalismo ha impedito di fare questo, e ciò ha fatto sì che l’Italia diventasse la porta d’ingresso dei flussi. L’Italia manda la Guardia costiera a 50 chilometri dalla costa libica a prendere i migranti, e quindi i trafficanti sanno che non devono neanche mettere il carburante nel motore. Spagna, Grecia e Bulgaria al contrario non lasciano che gli immigrati entrino clandestinamente nel loro Paese.
Come sarebbe possibile rimpatriare tutti gli immigrati economici nei loro Paesi d’origine?
Il Paese d’origine si identifica in due minuti. Dopo di che li si riportano indietro.
Quanto costerebbe?
Se lo Stato italiano si rifiuta di applicare la legge, sicuramente pagherà un prezzo più alto. Se invece comincia a rimandarli indietro sistematicamente, a quel punto gli altri smetteranno di partire.
Che cosa ne pensa dell’ipotesi di utilizzare i droni per fare la guerra agli scafisti?
Non sono necessari dei metodi particolarmente sofisticati. Basta una perlustrazione aerea quotidiana in grado di individuare i barconi e affondarli prima che siano caricati di immigrati. I droni non servono, bastano un missile o un razzo.
Quanto ci vorrà?
Il numero dei barconi è limitato, ogni giorno ne circolano due o tre. Se si riuscisse a distruggerli prima che siano caricati di immigrati, sarebbe un’operazione umanitaria perché si salverebbero delle vite umane. Dopo avere distrutto un certo numero di barconi, i trafficanti che sono degli imprenditori abbandonano questo mestiere e se ne trovano un altro.
Gli immigrati arrivano solo dalle coste libiche?
No, vengono anche dalla Turchia. Renzi dovrebbe dire al governo turco che se non smette di utilizzare i suoi porti per inviare in Italia ogni giorno degli immigrati, Turkish Airlines non avrà più il permesso di atterrare in Italia. La politica di Erdogan è quella di islamizzare l’Europa inviando immigrati via mare. A differenza della Libia, la Turchia è uno Stato organizzato e quindi i flussi che partono dalle sue coste sono una vera e propria forma di aggressione demografica.
Quando Renzi è venuto a Washington, ha parlato con Obama degli sbarchi?
Sì, ma le discussioni su questo argomento erano prive di qualsiasi contenuto serio. L’America non c’entra, quando sta avvenendo è un problema italiano ed europeo. Non c’è bisogno di nessun appoggio o partecipazione degli Stati Uniti per risolvere questo problema.
Davvero gli Usa possono chiamarsi fuori da questa vicenda?
Gli americani sono presenti nel Mediterraneo e cooperano con le forze armate italiane. Possono quindi mettere facilmente a disposizione gli aeroplani di ricognizione per aumentare il numero di quelli italiani già presenti, nel caso in cui questi ultimi non fossero sufficienti. Non stiamo comunque parlando di identificare terroristi nella giungla, ma di vedere barconi sulle coste, che è un’operazione molto più semplice.
(Pietro Vernizzi)