Poche ore fa è arrivata la notizia della morte dell’ex segretario generale dell’Onu Boutros Boutros-Ghali, scomparso all’età di 93 anni a causa di un malore. Sono molti i commenti provenienti da tutto il mondo per ricordare la figura del sesto segretario nella storia delle Nazioni Unite. Come riporta “OnuItalia.com”, anche il Rappresentante Permanente dell’Italia all’Onu tra il 1991 e il 1996 Francesco Paolo Fulci, ora presidente della Ferrero, ha voluto rendere il suo omaggio a Boutros-Ghali:”La scomparsa di Boutros-Ghali, eminente studioso del diritto internazionale e Segretario generale dell’Onu tra il 1992 e il 1996, rappresenta un lutto per l’intera famiglia delle Nazioni Unite. Durante il suo mandato Boutros-Ghali fu promotore delle famose agende per la democrazia, per la pace e per lo sviluppo, che costituiscono a tutt’oggi un documento di base fondamentale nella dottrina dell’Onu. Indomito sostenitore dell’azione delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace, ovunque essa era stata violata, ha al suo credito la felice conclusione delle operazioni di pace in Cambogia, Mozambico ed El Salvador“. Insomma, da parte del diplomatico italiano, un ritratto certamente positivo di una figura controversa.
È morto oggi, martedì 17 febbraio 2016, l’ex segretario generale dell’Onu Boutros Boutros-Ghali. L’egiziano fu il primo africano a ricoprire il ruolo di guida di leader delle Nazioni Unite, ma a lui spetta anche un primato negativo: quello di essere stato il primo e unico segretario generale dell’Onu a non essere riconfermato per un secondo mandato. A cosa si deve questo particolare evento? In linea generale al diritto di veto esercitato dagli Stati Uniti nei confronti di una rielezione di Boutros-Ghali. Ma quale motivazione spinse gli Usa, guidati nel 1996 da Bill Clinton a rigettare l’ipotesi di una rielezione del segretario in carica? Le teorie sono disparate: una, sostenuta dal diplomatico Richard Hoolbroke, asserisce che gli Stati Uniti fecero mancare a Boutros-Ghali il loro appoggio per il rifiuto del segretario Onu di avallare i bombardamenti delle Nazioni Unite sulla Bosnia; la versione del biografo di Kofi Annan, l’uomo che poi quelle elezioni le vinse, è che invece Bill Clinton scelse di porre il veto per limitare in parte il suo avversario Bob Dole, che della battaglia a Boutros-Ghali aveva fatto uno dei suoi punti di forza nelle presidenziali americane di quell’anno; l’ultima versione, quella di Boutros-Ghali stesso, fonde le prime due e aggiunge al pacchetto la controversa gestione del genocidio in Ruanda e le quote non corrisposte dagli Usa all’Onu.
La notizia della morte dell’ex segretario generale dell’Onu Boutros Boutros-Ghali, deceduto all’età di 93 anni in seguito ad un malore, ha fatto in breve tempo il giro del mondo e cominciano ad arrivare le prime reazioni dalle personalità di spicco della comunità internazionale. Ne è un esempio Irina Bokova, direttore generale dell’Unesco che, come riporta “Il Fatto Quotidiano”, è presente a Roma per il battesimo della task force dei “caschi blu della cultura”. Interpellata sulla scomparsa di Boutros Boutros-Ghali, la Bokova ha espresso “immensa tristezza“; poco dopo la candidata ufficiale della Bulgaria al Palazzo di Vetro per la successione di Ban Ki-moon, su Twitter ha definito Boutros-Ghali “un artigiano della pace“.
L’ex-segretario generale dell’Onu Boutros Boutros-Ghali è morto oggi: aveva 93 anni ed era nato a Il Cairo in Egitto nel 1922. La notizia ufficiale è filtrata e poi confermata da Rafael Ramirez, ambasciatore del Venezuela presso le Nazioni Unite, poi rilanciato dal Consiglio di Sicurezza del Palazzo di Vetro durante le riunioni sull’emergenza in Yemen convocata in queste ore. È stato il senso segretario generale dell’Onu, ma il primo africano a diventarlo nella storia: il suo mandato andò dal 1992 al 1996. Nato in una famiglia egiziana coopta, ha fatto fronte nella sua carriera a numerose crisi internazionali: dalla dissoluzione della Iugoslavia fino al genocidio in Ruanda. Le agenzie internazionali riportano che Ghali è deceduto in queste ore all’ospedale Al Salam di Giza, dopo un malore e una lunga malattia nei precedenti mesi.