I ribelli siriani hanno scavato dei cunicoli sotto il Carlton Hotel di Aleppo e lo hanno fatto esplodere causando la morte di numerosi soldati dell’Esercito regolare. In tutto 50 i caduti secondo il Fronte Islamico, la principale sigla ribelle siriana che ha rivendicato l’attentato, mentre per il governo le vittime sono 14. Come racconta da Aleppo Joseph Mistrih, 48 anni, un cristiano siriano che prima della guerra faceva la guida turistica, le case sono tremate a lungo come se ci fosse il terremoto. Gli abitanti di Aleppo sono abituati a convivere con il lancio di mortai dai quartieri della città controllati dai ribelli, e non dispongono di rifugi sotterranei che potrebbero trasformarsi in una trappola.
Dove si trovava al momento dell’attentato al Carlton Hotel?
Mi trovavo a casa mia. Tutti i cittadini di Aleppo ormai sono abituati a questi attacchi, soprattutto da parte dei mortai. Molti dei lanci di mortaio colpiscono il mio quartiere, che dista 20 minuti a piedi sia dal Carlton Hotel sia dalla Cittadella. Per noi le bombe che piovono dal cielo fanno parte della quotidianità, e ogni tanto i mortai colpiscono un palazzo o un intero quartiere, provocando a seconda dei casi cinque o dieci morti.
Ha udito distintamente il rumore della bomba esplosa ieri?
Quando ieri mattina è scoppiata la bomba al Carlton Hotel erano le 9.30, e la mia casa che è al terzo piano è tremata a lungo come se ci fosse una scossa di terremoto, e lo stesso è avvenuto per tutti gli altri palazzi della città di Aleppo. L’attentato contro il Carlton Hotel è avvenuto in una zona controllata dal governo.
Significa che i ribelli sono ogni giorno più potenti?
I terroristi hanno scavato un canale sotterraneo e posizionato una bomba la cui esplosione ha ucciso i soldati dell’Esercito. Gran parte della città vecchia è ancora in mano al governo, e l’escamotage del tunnel sotterraneo è stato l’unico modo che ha consentito ai ribelli di colpire. Questo attentato è il secondo in 20 giorni, in precedenza avevano colpito un palazzo che dista 200 metri dal Carlton Hotel.
Com’è la vita ad Aleppo assediata?
Dipende molto dai quartieri, alcuni sono occupati ancora dai ribelli terroristi e quindi per i civili sono off-limits. Da queste zone lanciano dei mortai verso i nostri quartieri, che per il resto sarebbero tranquilli. A rendere la nostra vita estremamente dura è soprattutto il fatto che i prezzi sono triplicati, l’inflazione è alle stelle e non c’è lavoro, e ciò fa sì che ogni giorno sia più difficile comprare il cibo per mangiare.
Per sfuggire ai mortai avete costruito dei rifugi sotterranei?
No, nessuno lascia le sue case, anche perché quando è destino che uno muoia non ci si può fare nulla. Quando siamo a tavola con i familiari o camminiamo per strada, nessuno di noi può dire di essere al sicuro. E anche rifugiarci sotto terra non migliorerebbe le cose. Mio fratello ha la sua casa tre piani sottoterra, e un ragazzo di 15 anni figlio dei vicini è stato colpito in testa da un mortaio.
Ci sono combattimenti anche tra le case?
Assolutamente no, tra le case non c’è nessun combattimento. Il piano dell’Esercito regolare è di spingere i ribelli terroristi fuori dalla città, verso i sobborghi. In periferia si verificano scontri a fuoco, mentre nel centro arrivano solo i lanci di mortaio.
Lei è cristiano. Si sente particolarmente minacciato?
No. I problemi della Siria sono originati dagli estremisti, che non vanno d’accordo neanche con i musulmani. L’interpretazione del Corano da parte dei ribelli è estremamente rigida e severa, al punto da render e la loro ideologia identica a quella di Al Qaeda.
(Pietro Vernizzi)