Non ho mai incontrato personalmente Don Giussani. Tuttavia, quando l’anno scorso sono andata a visitare la sua tomba, qualche settimana dopo la morte di mia madre, mentre stavo lì davanti ho sentito il mio cuore vivere: questo uomo mi ha dato un luogo dove potevo guardare dentro il mio cuore e dove potevo far fronte alle domande che tutti gli altri mi avevano suggerito di ignorare. E mi aveva aiutato a comprendere la mia appartenenza non solo al movimento di Comunione e Liberazione, ma a Cristo. Affrontare la realtà è doloroso e io sto soffrendo molto più di quanto non abbia sofferto prima.
L’aver incontrato il movimento non ha fatto sparire tutti i miei problemi. L’incontro con Cl ha reso per me la realtà più densa, mi ha portato a considerare lo studio qualcosa più che non il prendere buoni voti, ad amare la famiglia in un modo diverso e ha reso diverso anche l’innamorarsi, perché la realtà che ho di fronte non è facile né immediatamente bella, ma tutto questo mi ha aiutato a chiedermi quale sia la vera bellezza della vita se non la circostanza che ti è data. Tutto ciò non sarebbe accaduto se non avessi incontrato una persona che mi ha aiutato a guardare alla mia tristezza e alla mia rabbia. Soprattutto la rabbia che sentivo dentro di me a 17 anni, mista a dolore, per l’abbandono da parte di mio padre da piccola e la sensazione che mia madre non mi volesse bene.
Mi ha salvato questa persona, che ho poi scoperto far parte dei Memores Domini, che, quando ho chiesto che possibilità aveva Dio con tutto il dolore e la rabbia di cui ero piena, mi ha guardato e mi ha detto: “Non posso darti una risposta, ma posso soffrire con te”. E’ stato proprio quel momento che ha cambiato il mio rapporto con Cristo, perché ho capito che non era solo un’immagine, ma Uno che aveva offerto il Suo unico Figlio per le mie sofferenze. E’ difficile spiegare come mi sono sentita amata vivendo la mia vita in questo modo, ma so che è così, perché sono passata dalle feste, il bere, lo sprecare tempo, a voler abbracciare ogni aspetto della mia vita.
Ciò significa che ho cominciato a voler bene a mia madre, malgrado le difficoltà tra noi, e, ciò che è ancor più bello, che mia madre è rimasta commossa fino alle lacrime da questo mio incontro. “Lo sguardo di cui tu parli, il modo in cui amano, questo è quanto io ho cercato in tutta la mia vita”, mi ha detto.
Questo è Giussani, questo è Dio, e questo è il dono che ci ha lasciato con l’appartenenza a un gruppo di persone che seguono le ferite del cuore. Perché Cristo non è solo una promessa per il futuro, ma una presenza qui e ora. Rendo grazie ogni giorno per questo dono, che ha aperto il mio cuore a un amore che non avrei mai immaginato di poter ricevere, né dare.
Elizabeth Peralta