E’ un Natale di solitudine e disperazione per moltissimi greci. La mia parrocchia è molto estesa e nella stessa parrocchia ci sono situazioni diverse come in tutta la Grecia: zone dove la crisi è meno sentita e altre dove tante persone non riescono più a pagare l’affitto o il mutuo e sono state buttate per strada. La situazione è sempre più difficile, ogni giorno si aggiungono nuove tasse. L’ultima colpisce direttamente la casa e le famiglie: una tassa sulla luce e l’elettricità. Tutto aumenta: le tasse, il cibo e molta gente non potrà permettersi di festeggiare alcun Natale. Sono tasse che colpiscono tutti, anche la Chiesa. Lo stesso arcivescovado di Atene si trova in una situazione di grande difficoltà e ricordiamo che i sacerdoti in Grecia come unico sostegno economico hanno quanto la loro comunità è in grado di offrire. Assistiamo a molti gesti che sono stati organizzati per venire incontro a chi è più in difficoltà, ad esempio il nostro comune per il giorno di Natale organizza un pranzo per tutti coloro che non se lo possono permettere.
Ovviamente il prezzo più alto lo pagano i bambini, a cui i genitori non possono regalare nulla. Per questo la Caritas ha organizzato qualche giorno fa una festa per i bambini distribuendo giocattoli e così sta facendo anche il canale televisivo Sky che ha lanciato una raccolta di giocattoli per i bambini. Ma il popolo greco è toccato in ogni aspetto da questa crisi: molte famiglie non possono neppure permettersi di vaccinare i loro figli. E se questo succede ai greci, pensiamo ai tanti immigrati e profughi di altri paesi che vivono in Grecia.
Noi, come Chiesa, cerchiamo di aiutare tutti quelli che possiamo aiutare, economicamente e con parole di conforto, ma la situazione è davvero terribile. Quasi ogni giorno c’è qualcuno che si uccide, spinto dalla disperazione. Cerchiamo di offrire qualcosa a tutti, ma ci sono casi in cui devi arrenderti perché non puoi fare nulla, casi in cui le parole non bastano più. Una signora mi ha raccontato che i suoi due figli, che adesso stanno finendo l’università, andranno all’estero a cercare lavoro perché in Grecia non se ne trova più. Che fine faranno le famiglie, come si potranno creare nuove famiglie in questa situazione?
Nonostante tutto, dobbiamo avere speranza, fare uno sforzo per arrivare veramente ad avere fiducia in Dio. Questa crisi l’hanno determinata i governi, i politici che non si sono interessati del popolo. Cè disperazione ovunque ma non possiamo stare a guardare. In tutto questo male infatti c’è anche del bene e lo vediamo proprio a Natale. Le famiglie si riuniscono, quelli che possono invitano parenti in difficoltà a passare il Natale insieme, sono segni questi di un bene che c’è anche nel male. Ma naturalmente il Natale passerà e bisognerà affrontare ogni giorno.
Tutto questo ci dice che non è Dio che ci mette alla prova e che ci lascia nella sofferenza, ma sono gli errori degli uomini che ci mettono alla prova e nella difficoltà. Dio ama tutti allo stesso modo: l’Incarnazione è il segno dell’amore che Dio ha per noi, per tutti noi, avendo mandato il Suo Figlio a salvarci. Il bene lo dobbiamo trovare nella fede in Dio, questo è l’anno della fede: la fede ci deve sostenere altrimenti oltre ai soldi e al cibo ci troveremo senza più nulla.
Andiamo avanti nella fatica: noi cristiani non possiamo lasciare solo nessuno, la difficoltà non potrà mai fermarci, perché Dio ci sostiene.