Risbuca fuori il califfo Abu Bakr al Baghdadi e porta dalla sua parte pure la Corea del Nord: “i nordcoreani hanno cominciato a minacciare l’America e il Giappone con la loro potenza nucleare” dice in un audio diffuso ieri dal Site il capo dello stato islamico, che ha esortato i miliziani ovunque nel mondo a “distruggere ogni tiranno, dentro o fuori” i territori dell’Isis. Dove i tiranni sono evidentemente gli occidentali e i miscredenti. Il nuovo ingresso sulla scena del califfo nero, che si credeva morto a causa di un raid già nel luglio scorso, complica ulteriormente il quadrante orientale. L’altra notizia è che la Cina, primo partner commerciale della Nord Corea, dopo un lungo silenzio ha scelto anche lei le sanzioni commerciali contro Pyongyang: entro il 1° gennaio 2018 chiuderanno le imprese nordcoreane presenti in Cina e anche le joint venture miste. Stop anche all’acquisto di gas e tessuti, quest’ultimi importantissimi per l’economia nordcoreana. Secondo Francesco Sisci, sinologo, editorialista di Asia Times e profondo conoscitore dell’area, tutto questo però non porterà a dissolvere i venti di guerra: “Le sanzioni cinesi rischiano di far crollare il regime di Kim Jong-un con conseguenze disastrose per la Cina e per lo scenario dell’estremo oriente, ma arrivati a questo punto Pechino deve aver capito che lasciare che la Corea del Nord continui i suoi test militari è ancor peggio”.
Sisci, perfino il califfo al Baghdadi cita la Corea del Nord.
Già c’è caos in Iraq e Afghanistan. Se il caos si allargasse avremmo un continuum di disordine che va dai confine della Cina fino al Mediterraneo. Forse qualcuno ci spera: l’Arabia Saudita potrebbe essere interessata.
La Cina ha impresso una svolta inaspettata allo scacchiere nordcoreano, imponendo per la prima volta sanzioni, bloccando l’importazione mineraria e della seta. Come si spiega questo cambiamento?
La Cina non ha mai sostenuto pienamente la Nord Corea. Se l’avesse sostenuta appieno, Pyongyang non avrebbe bisogno di dimostrazioni di forza con i missili: la Cina avrebbe semplicemente fatto la voce grossa per lei. Il problema della Nord Corea è che né gli americani né nessun altro ha una soluzione chiara per il paese, e gli Usa hanno dimostrato, in Iraq, Afghanistan e Siria di avere creato con i lori interventi problemi enormi. La Cina non vuole un Iraq alla porta di casa. O almeno non voleva.
Cos’è cambiato?
Pyongyang con la sua catena senza sosta di missili ed esperimenti nucleari fa pensare a tutti che ci sono più rischi a lasciare Pyongyang senza controllo che a rischiare di far crollare il regime.
Le sanzioni cinesi che effetto avranno?
Le sanzioni rischiano di fare impazzire Kim Jong-un e far crollare il regime, con conseguenze inimmaginabili per la regione. Ma evidentemente il rischio che Kim domani monti una testata nucleare su un missile, o lo dichiari, è ancora più grande. La speranza è che Pyongyang con le sanzioni torni a essere ragionevole e si sieda al tavolo delle trattative. Ma la verità è che non sappiamo cosa succederà da oggi in poi.
La Corea del nord aveva detto che avrebbe abbattuto i bombardieri americani anche se fuori del suo spazio aereo perché le esercitazioni americane equivalevano a una dichiarazione di guerra. Secondo lei in caso di nuove esercitazioni americane Pyongyang arriverebbe a tanto? Quali nuove mosse dobbiamo aspettarci da Kim Jong-un?
La forza di Kim è stata finora quella di essere imprevedibile e avere ignorato uno dopo l’altro tutti i segnali di allarme lanciati da paesi vicini, come la Cina appunto, o lontani come gli Usa. Questo ha portato Kim al centro dell’attenzione mondiale. Solo che è arrivato al punto di non ritorno. Non si sa se Kim dica davvero o bluffi quando minaccia di sparare agli aerei americani e la Cina non può permettersi di stare a guardare che questo avvenga platealmente, o che semplicemente qualcuno, sudcoreani, russi, giapponesi o americani dica che è avvenuto e poi scateni una guerra. Cioè l’imprevedibilità passata di Kim rende questa minaccia credibile, e nell’essere credibile è quasi attuata e forza tutti a prepararsi al peggio. Da qui le sanzioni decise dai cinesi. Se nei prossimi giorni Kim non farà passi indietro, gli altri andranno avanti: i voli continueranno e le sanzioni si stringeranno.
Come interferisce nella crisi la “navigazione” politica a vista di Trump negli Usa?
Trump è in difficoltà all’interno su tutti i fronti. I democratici gli sono contro, i repubblicani moderati gli sono contro, ora anche la destra estrema di Bannon gli fa la fronda, agitando il trumpismo contro Trump. Per esempio in Alabama Bannon ha sostenuto un candidato repubblicano (che ha poi vinto la candidatura) diverso da quello scelto da Trump. Ma in queste condizioni, i venti di guerra (specie se contro un nemico così abominevole come Kim) di solito portano l’opinione pubblica dietro la bandiera del Presidente.
Dalla Cina come giudica il lancio del missile iraniano? Iran e Corea del nord hanno rapporti diretti? Quali?
La Cina preferisce considerare le due cose separate, anche se il collegamento è chiaro. La questione centrale però è di approccio ai problemi. Gli Stati Uniti hanno ragione a voler cercare di risolvere le questioni, ma occorre farlo con un obiettivo politico chiaro, come fecero con Europa e Giappone alla fine della seconda guerra mondiale. Ma se un obiettivo strategico per l’Iran non c’è (cosa si vuole del futuro dell’Iran, in sostanza, oltre a volerlo disarmare?) si rischia di creare una situazione peggiore di prima. Con un esempio banale uno schiaffo a un ragazzo serve solo se poi gli si spiega come si deve comportare. Se lo schiaffo viene dato e al ragazzo non si dice niente, il ragazzo non vede l’atto educativo ma solo la vendetta, e quindi in futuro farà peggio.
Ancora una volta l’occidente si dimostra privo di idee politiche e diplomatiche?
In Cina c’è un misto di perplessità per la mancanze di obiettivi politici chiari negli interventi americani. L’opposto, sempre da parte cinese, è la tentazione o l’atteggiamento dello struzzo: ignoro i problemi del mondo perché sono fatti che non mi riguardano, mi interesso solo dei miei problemi interni. Ma il comportamento dello struzzo è tanto più forte quanto più gli Usa mancano di risposte chiare su cosa fare in Iran o anche in Nord Corea. Alla fine molti pensano che sia meglio un dittatore pazzo che il caos senza controllo. Mutatis mutandis, è la situazione dell’Italia con la Libia. Oggi molti pensano: meglio il pazzo Gheddafi che il caos dominato da mafie e banditi.
Dopo il lancio del missile iraniano, fa bene o no Trump a dire di voler cancellare l’accordo con l’iran siglato da Obama?
Trump fa bene se ha un’alternativa chiara. Se non ha alternative dovrebbe lavorare sulla base dell’esistente, in questo caso l’accordo, certo non perfetto, di Obama. E’ facile distruggere una casa, il difficile è costruirla.
Che scenario vede, a livello globale?
Oggi l’accordo Usa-Iran è una casa sbilenca, piena di crepe. Se qualcuno ha un piano per sostituirlo rapidamente con una cattedrale bene, ma forse nel frattempo è meglio rattoppare l’esistente.