Ratko Mladic, l’ex generale responsabile dell’eccidio di Srebrenica,quando era a capo delle forze serbo bosniache, potrà essere trasferito alla Corte Penale Internazionale dell’Aja. Lo ha deciso il giudice del Tribunale di Belgrado, nonostante Mladic pare che si trovi in gravi condizioni di salute. Le foto sui giornali lo hanno mostrato sofferente, invecchiato quasi impaurito. Il popolare Kurir ha scritto : «è fortemente invecchiato e cammina con difficoltà. Parla male e si confonde su quello che dice, un braccio è semiparalizzato. Un vicino lo ha aiutato a vestirsi prima che la polizia lo portasse via. Non ha opposto resistenza. si è limitato a dire: io sono Ratko Mladic». La moglie, poi, ha confermato lo stato fisico del marito chiedendone l’immediato ricovero. Secondo voci non confermate, sarebbe malato di cancro allo stadio avanzato. Nel frattempo, la Nato, per bocca del portavoce Oana Lungescu, esprime grande soddisfazione: «Il messaggio che arriva da questo arresto è che a livello internazionale viene sempre fatta giustizia. Quello che è accaduto a Mladic è un avvertimento per tutti coloro che continuano ad attaccare i civili». Anche il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini esprime la propria soddisfazione, dicendosi convinto che l’arresto ponga «la Serbia alla porta dell’Ue». Poi, il titolare della Farnesina si è augurato che al Paese sia riconosciuto entro l’anno lo status di candidato. ».
Controversa e bizzarra è, invece, la reazione dell’europarlamentare leghista, Mario Borghezio: «Non ho visto le prove, i patrioti sono patrioti e per me Mladic è un patriota. Quelle che gli rivolgono sono accuse politiche», ha dichiarato, intervistato dai microfoni de la Zanzara, su Radio24. «Sarebbe bene fare un processo equo, ma del Tribunale dell’Aja ho una fiducia di poco superiore allo zero. I Serbi – ha aggiunto – avrebbero potuto fermare l’avanzata islamica in Europa, ma non li hanno lasciati fare. E sto parlando di tutti i Serbi, compreso Mladic. Io comunque andrò certamente a trovarlo, ovunque si troverà