C’è uno scambio di accuse reciproco tra Isis e Stati Uniti su chi abbia fatto saltare in aria la Moschea di Mosul, il cuore del regno del terrore islamista, dove tre anni fa al-Baghdadi, che secondo i russi sarebbe stato recentemente ucciso, si autoproclamò califfo dello stato islamico e unica guida dei musulmani. Secondo gli americani sarebbero stati gli stessi miliziani dell’Isis ormai in fuga dalla città a distruggere la Moschea Grand al-Nuri, nota anche per il suo minareto che assomigliava vagamente alla Torre di Pisa, accusandoli di un crimine contro l’umanità e la gente di Mosul e di tutto l’Iraq, per il valore storico e religioso che aveva l’edifico. L’Isis accusa invece l’aviazione militare americana di averla distrutta: come si sa, ai terroristi sono ormai rimasti pochi chilometri quadrati intorno alla Moschea, dopo che da mesi Mosul è sotto attacco da parte delle forze irachene.
Un nuovo attacco dell’esercito di Baghdad era stato sferrato proprio ieri, con il supporto logistico e aereo degli americani. Quanto duri siano i combattimenti lo dice il fatto che l’attacco a Mosul è cominciato nell’ottobre del 2016. La città era stata conquistata dall’Isis nel giugno 2014, dando inizio a quel periodo di massacri e violenze che ha caratterizzato l’esistenza dello stato islamico, ormai sul punto di crollare dopo tre anni esatti. L’esercito iracheno sperava di completare la liberazione della città in tempo per la fine del Ramadan, il 25 o il 26 giugno e con essa anche la Moschea, che sarebbe diventata il simbolo della liberazione. Si trattava di una delle più antiche al mondo, costruita intorno all’anno 1172.