Una buona notizia e una cattiva. La buona è che con questi dibattiti abbiamo chiuso. La cattiva? Che i candidati sono proprio questi. Francamente non avevo nessuna voglia di starmene a passare la serata ascoltando Trump e la Clinton. Avrei guardato volentieri le semifinali di baseball che hanno molto più sapore d’America di questa sbrindellata campagna elettorale in cui finirà per vincere non chi convincerà più elettori, ma chi ne perderà di meno. Altrettanto francamente però devo riconoscere che delle tre sfide questa è stata certamente la più dignitosa, la più corposa, la più centrata sui temi veri che bruciano la miccia di una bomba fatta di malcontento, disaffezione, insicurezza, mancanza di fiducia. Merito soprattutto di Chris Wallace, il nocchiere della serata, moderatore e autore delle domande. Domande come sempre ignote a tutti fino all’apertura del dibattito. Onore al merito del reporter di Fox News.
Queste settimane piene di fattacci e maldicenze non avevano aggiunto granché al sostanzioso discredito di Donald e Hillary, ma hanno grandemente rafforzato quello nei confronti dei media (CNN in testa) trasformatisi ormai in una colossale “Novella 2000” per giunta vergognosamente faziosa. Per metterla sempre sul piano della sincerità, tutti questi racconti e condanne dei comportamenti di Trump (che immagino abbiano serie probabilità di esser veri), pieni di retorica e unti di moralismo mi hanno addirittura fatto venire il pensiero di votare per Donald! Ma stasera Wallace non ha lasciato che le cose scivolassero verso la chiavica. Scelta dei Giudici della Supreme Court, aborto, immigrazione, presunto spionaggio sovietico teso a influenzare l’esito elettorale, economia, Mosul, Siria, Aleppo, la prorompente emorragia del debito pubblico, MediCare e Social Security – ovvero i due pallidi bastioni del welfare State americano. E nel mezzo anche qualche panno sporco di ciascuno, dalle donne, al giro di soldi delle proprie fondazioni. Anche i temi inaccettabili, che non dovrebbero neppure sussistere in una campagna presidenziale, sono stati trattati dignitosamente. Per quel che si poteva.
Ma cosa hanno risposto i due candidati alle domande vere? Come da copione: per Trump Giudici che mantengano saldamente in mano il bandolo della matassa della vera natura della Costituzione; diritto alla vita sin dal primo istante (con la libertà per ogni Stato di scegliersi la sua normativa in merito); riduzione della pressione fiscale e (conseguente) creazione di posti di lavoro; costruzione del muro per proteggere il confine sud, cernita ed eventuale espulsione degli “undocumented immigrants”; la Siria e Mosul ce li avevamo, e li abbiamo lasciati in mano a Isis. E Hillary fondamentalmente ha detto il contrario: la Corte Suprema deve leggere i tempi e riconoscere i progressi fatti dalla società civile; l’aborto è una drammatica conquista delle donne; più tasse sui ricchi e più giustizia fiscale; apertura vigilata verso gli immigrati e riconoscimento dei diritti di chi è qui da una vita; e niente “boots on the ground”, cioè niente invio di truppe.
Mentre scrivo mi rendo conto che la piattaforma di Hillary non può non apparire più “legittima” di quella di Trump. Non per niente i sondaggi più recenti davano la Clinton nettamente in vantaggio su Trump. Ma la verità è che l’unico partito che numericamente cresce è quello di chi non si identifica né con l’uno, né con l’altra. Allora? Allora…. non so. Tra qualche giorno arrivo in Italia (sarò di nuovo qua per l’Election Day). Se ne avete voglia, venite dove sarò che ne parliamo insieme.