Dopo aver assistito al terzo dibattito televisivo delle Elezioni Usa 2016 tra Clinton e Trump possiamo affermarlo con relativa sicurezza: adesso è quasi finita. Ci si attendeva il coniglio dal cilindro, la mossa ad effetto capace di risollevare le sorti di un’intera campagna elettorale: ma Trump non ce l’ha fatta, Hillary è sopravvissuta a quello che probabilmente è stato l’ultimo ostacolo sulla strada della vittoria. Il bilancio di quanto accaduto alla University of Las Vegas è uguale a quello dei primi due confronti: ha vinto Hillary Clinton, questo il responso dell’instant pool realizzato dalla Cnn subito dopo il faccia a faccia. La percentuale di americani che decreta la vittoria di Hillary è del 52% mentre il 39% sceglie Trump, quasi a voler rispecchiare un andamento dei sondaggi a livello nazionale che vede la democratica con un ampio vantaggio da gestire negli ultimi 20 giorni prima dell’Election Day. Sembra non avere grande importanza quel che viene detto in un’arena che si scalda fin da subito, quando la mancata stretta di mano fra i duellanti conferma che il mancato saluto all’inizio del secondo dibattito non è stata una semplice dimenticanza ma una scelta precisa. Nei giorni successivi al confronto si parlerà di una frase in particolare: quella in cui Donald Trump dice che non sa se accetterà l’esito del voto. In queste parole si nasconde la consapevolezza che il tycoon ha di perdere le Elezioni Usa 2016. Se sei sicuro delle tue possibilità, se pensi di potertela quanto meno giocare, alla domanda di un moderatore pungente come Chris Wallace rispondi che il risultato del voto ti sarà favorevole e lo accetterai in ogni caso. Il Repubblicano invece continua a parlare di elezioni truccate, sostiene che Hillary non dovrebbe nemmeno essere della partita vista la vicenda delle email e, negando di accettare il responso delle urne senza se e senza ma, mette a rischio uno dei pilastri della democrazia americana. Il discorso è un po’ questo: se pensi che la gara sia truccata non partecipi nemmeno, non puoi sperare di vincere in qualche modo e dire che la competizione non è stata regolare se invece perdi. Nel rispondere che dirà “al momento opportuno” se accetterà l’esito del voto e che sta “creando un po’ di suspense”, Trump dimostra di non essere consapevole del contesto in cui si trova: è la lotta per la Presidenza degli Stati Uniti d’America, non un programma televisivo nel quale bisogna generare attesa in vista del prossimo episodio. Il dibattito verrà ricordato per questo passaggio ma c’è stato molto altro, con i due candidati che hanno dimostrato ancora una volta di essere su posizioni opposte praticamente su tutto. Se Trump fosse riuscito a mantenere la condotta della prima metà del duello per l’intera durata del confronto probabilmente ne sarebbe uscito vincitore: era apparso calmo, misurato, con la situazione sotto controllo. Hillary però è stata brava a stuzzicarlo in maniera neanche troppo sottile, ad esempio quando ha detto che in caso di vittoria Trump sarà il pupazzo di Putin alla Casa Bianca; a quest’accusa, infatti, The Donald ha replicato come farebbe un bambino:”Quale pupazzo? Tu sei il pupazzo”. L’inconciliabilità delle proposte di Trump e Clinton è stata evidente in particolare su due temi: l’aborto e le armi. Se da una parte la democratica ha invocato la necessità di un governo che non faccia “come la Cina o la Romania” legiferando su scelte personali delle donne e ha predicato l’importanza di una stretta sulle armi, dall’altra il Repubblicano ha sfoderato alcuni dei temi più cari agli elettori del suo partito, dicendosi contrario all’aborto e orgoglioso che la Nra, la potente lobby delle armi, sia dalla sua parte. In un dibattito in cui la questione dei presunti abusi sessuali di Trump è stata pressoché marginale, Hillary è riuscita a replicare anche all’accusa più incisiva di Trump nel corso del secondo dibattito: perché non hai fatto ciò che prometti oggi nel corso degli ultimi 30 anni? La Clinton ha risposto dicendo che negli anni 80′, mentre lei lavorava per raccogliere fondi per le scuole dell’Arkansas, lui riceveva 14 milioni di dollari da suo padre; negli anni 90′, mentre lei parlava dei diritti delle donne all’Assemblea Generale dell’Onu, lui insultava Miss Mondo Alicia Machado chiamandola “Miss Piggy” per i suoi kg di troppo; e infine, mentre lei partecipava ai briefing per uccidere Osama Bin Laden, lui conduceva il reality show The Apprentice. Un parallelo che non può che far pendere l’ago della bilancia dalla parte di Hillary in fatto di esperienza. A meno di tre settimane dal voto, dunque, Trump non è riuscito a fare nulla per invertire una tendenza che secondo i sondaggi lo vede in forte ritardo, e probabilmente non avrà un’altra chance per farlo. Ciò che resta è la curiosità di sapere quale sarebbe stato l’esito del dibattito se Trump si fosse risparmiato quella frase sulle elezioni truccate e non avesse messo in dubbio la possibilità di accettare la legittimità del voto. Chi avrebbe vinto se il tycoon non avesse offerto a Hillary l’opportunità di ricordare tutte le volte in cui si è sentito truffato: dall’FBI che non la incrimina per la faccenda delle email alla volta in cui perse i caucus in Iowa e in Wisconsin durante le primarie, dall’apertura di un’inchiesta sulla sua Trump University fino alla volta in cui si lamentò di non avere vinto un Emmy per tre anni di fila con il suo reality. Non sapremo mai cosa sarebbe stato senza quell’autogol. Le Elezioni Usa sono spietate, Trump ha avuto tante occasioni: le ha sprecate tutte. A pochi giorni dal voto la sensazione è che il verdetto delle urne sarà talmente netto da non ammettere neanche recriminazioni…(Dario D’Angelo)